Scontri al G7, 33 manifestanti a processo

27 novembre 2018 | 11:43
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Scontri al G7, 33 manifestanti a processo

Avevano lanciato petardi ai piedi di poliziotti e carabinieri in assetto da sommossa, con l’obiettivo di sfondare il cordone di sicurezza davanti a Porta San Jacopo ed entrare in centro storico dove si stava svolgendo il G7 dei ministri degli Esteri. Dietro ad una rete metallica, travisati da cappellini e occhiali, c’erano attivisti dei collettivi ma anche black block mascherati tra la folla del corteo, che si disperse dopo gli scontri sotto le Mura, il 10 aprile del 2017. Qui restarono feriti 6 tra agenti e carabinieri. Per quegli scontri il gup del tribunale di Lucca Antonia Aracri ha rinviato a giudizio 33 dei 37 indigate, prosciogliendone 4 al termine dell’udienza che si è svolta questa mattina (27 novembre). Il processo di primo grado si aprirà il prossimo 4 aprile.

Sono accusati, a vario titolo, di lesioni e resistenza aggravate a pubblico ufficiale. Per altri 7 denunciati si è proceduto con un altro filone: si trattava di 4 antagonisti lucchesi, bloccati a poche ore dal corteo che attraversò i viali della circonvallazione e che furono trovati in possesso di 10 gommoni gonfiabili, riportanti scritte e simbologie antagoniste, materiale che avrebbero utilizzato per fronteggiare la polizia durante la manifestazione. I quattro erano stati segnalati per tentata resistenza a pubblico ufficiale, mentre altri 3 giovani, che in avevano partecipato alla manifestazione, erano stati segnalati perché trovati in possesso di oggetti atti ad offendere a bordo di un’auto con la quale stavano rientrando a casa la sera dopo gli scontri.
Tra i manifestanti indagati figurano anche attivisti dei centri sociali e dei collettivi, residenti in Toscana e non solo, in particolare di Pisa, di Firenze, di Massa Carrara ma anche di La Spezia e Bologna, fuori regione. Ma alcuni arrivavano perfino da Cosenza.
Erano stati identificati grazie ad un lavoro meticoloso di esame delle immagini dei filmati e delle fotografie scattate dagli agenti in borghese, che hanno seguito tutto il percorso del corteo, partito poco prima delle 16 del 10 aprile 2017 dalla stazione e che attraversò i viali per dire no allo svolgimento del vertice internazionale in città. Alcuni dei manifestanti erano stati identificati da alcuni particolari degli indumenti o delle calzature, perché durante il raid erano travisati. Un giovane, invece, era stato identificato per il colore delle stringhe della scarpe, altri per le magliette indossate. Un lavoro di setaccio e di confronto, svolto in collaborazione con le questure delle città di residenza degli antagonisti.
All’altezza di porta San Jacopo, uno degli ingressi al centro storico della città, dal corteo che stava percorrendo la circonvallazione si era staccato un gruppo di manifestanti che da dietro una rete metallica aveva lanciato petardi e fumogeni contro le forze dell’ordine, schierate in assetto antisommossa davanti alla porta per impedire un eventuale accesso al centro storico, classificato come zona rossa e dunque inaccessibile. Per qualche istante manifestanti e forze di polizia si erano fronteggiati, poi i primi avevano iniziato ad avanzare contro il cordone di sicurezza che aveva reagito disperdendo il gruppo.

Vincenzo Brunelli
Roberto Salotti