Morte in corsia, definitive condanne a due medici

10 dicembre 2018 | 12:19
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Morte in corsia, definitive condanne a due medici

Definitive le condanne per i due medici accusati di omicidio colposo per il decesso di un paziente quattro anni fa all’ospedale Versilia. Così hanno stabilito i giudici della suprema Corte di Cassazione confermando sei mesi di reclusione più spese legali e risarcimenti ai parenti della vittima nei confronti di due medici che il 22 febbraio del 2014 erano in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Versilia.

Agli imputati, nella qualità di medici in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Versilia, era contestato di avere cagionato, anche in cooperazione tra loro, la morte di Rodolfo Giannotti “per colpa consistita in negligenza ed imperizia nonché nella violazione delle regole dell’arte medica e, precisamente, per avere omesso di valutare correttamente ed approfondire le risultanze della radiografia toracica da cui emergeva una salienza dell’arco aortico e, conseguentemente, per non avere praticato le congrue terapie in relazione alla patologia di aneurisma all’aorta in atto che determinava il versamento pericardico dovuto alla dissezione di un tratto aneurismatico dell’aorta discendente”. A suscitare i primi dubbi sull’accaduto furono in particolare le tante ore che l’imprenditore, accompagnato all’ospedale Versilia con un’ambulanza della Croce Bianca di Querceta intorno alle 8 del mattino, trascorse al pronto soccorso prima del decesso (avvenuto attorno alle 20,15).
“Orbene – si legge infatti in sentenza – anche alla luce delle richiamate coordinate ermeneutiche del citato quadro normativo, risultano corrette le conclusioni cui è pervenuta la Corte distrettuale che, nell’affermare la responsabilità dei sanitari, ravvisando nella condotta dei sanitari i connotati della gravità, sia sotto il profilo della negligenza che sotto quello dell’imperizia, in quanto il loro approccio terapeutico è risultato del tutto incongruo rispetto alle effettive condizioni fisiche del Giannotti e al processo evolutivo in corso della patologia che ne ha causato il decesso. È stata, dunque, correttamente riscontrata, a carico di entrambi i ricorrenti, una deviazione ragguardevole rispetto all’agire appropriato integrante gli estremi della colpa grave”.

Vincenzo Brunelli