
Per gli inquirenti avrebbero tratto in inganno i funzionari della questura di Lucca inoltrando richieste di permesso di soggiorno con documentazione falsa e creata a tavolino per i loro scopi. Ora in 12, un cittadino di origini marocchine presunto organizzatore dell’affare, e 11 cittadini egiziani, dovranno presentarsi in aula il prossimo 5 marzo per difendersi davanti al gup dalle accuse di falso aggravato e continuato dei giudici lucchesi che hanno chiesto per tutti il rinvio a giudizio.
Gli accertamenti dell’ufficio immigrazione della questura hanno riscontrato in seguito che quelle dichiarazioni, del 2016, in realtà, erano false e così sono scattate le denunce. Nei guai sia gli extracomunitari sia gli italiani che si sono spacciati per datori di lavoro. Per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, false attestazioni a pubblico ufficiale e truffa aggravata in concorso. Nessun lavoro effettivo è stato accertato e dunque la polizia si è trovata di fronte all’ennesimo caso di truffa.
Le verifiche dell’ufficio immigrazione non hanno riguardato soltanto le pratiche di emersione da lavoro irregolare e i procedimenti di rilascio dei permessi di soggiorno per motivi di protezione internazionale, ma hanno riguardato anche le richieste di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Queste richieste di rinvio a giudizio da parte degli inquirenti fanno parte di un filone di inchiesta ben più ampio che aveva smascherato in diverse province della Toscana un giro di false documentazioni tese a ottenere il permesso di soggiorno dalle varie questure coinvolte. In questo filone lucchese tutti gli indagati avevano presentato documenti di lavoro, a Milano e in varie aziende lombarde, privi di veridicità. A marzo l’udienza preliminare ma altre attività investigative sono in corso per rintracciare eventuali complici.
Vincenzo Brunelli