Morta la Circe della Versilia: aveva ucciso il marito

Aveva riacquistato la libertà condizionale nella primavera del 2015 – dopo 24 anni di carcere scontati a Opera, in provincia di Milano, per l’omicidio del marito – ed è morta ieri (14 gennaio) all’ospedale di Arezzo, località nella quale viveva da qualche tempo, all’età di 80 anni: Maria Luigia Redoli, ribattezzata con l’impietoso linguaggio della cronaca ‘la Circe della Versilia’.
Molti ricorderanno che l’estate del 1989, per Forte dei Marmi, non fu come le altre. A riempire le prime pagine dei giornali non una foto del vip di turno paparazzato in spiaggia con un nuovo amore, ma quella di una 50enne platinata, con lo sguardo nascosto dietro a vistosi occhiali da sole, appassionata di occulto e magia nera.
Su di lei e sul suo giovane amante, il carabiniere di 23 anni Carlo Cappelletti, si concentrarono immediatamente le indagini per la morte di Luciano Iacopi, trovato in una pozza di sangue nel suo garage la notte del 17 luglio dalla Redoli stessa. A ucciderlo, 17 coltellate. In primo grado i due amanti, processati dal Tribunale di Lucca, vennero assolti: sentenza tuttavia ribaltata in secondo grado – con l’ergastolo – e confermata nel 1991 dalla Cassazione.
Il caso attirò l’attenzione dei media nazionali, tanto che pochi giorni dopo la condanna di secondo grado il giornalista Corrado Augias volle collegarsi con Maria Luigia Redoli e Carlo Cappelletti durante la diretta televisiva, in prima serata Rai, del programma d’inchiesta Telefono Giallo. L’approfondimento della vicenda giudiziaria venne condotto da Franca Leosini, nota oggi al grande pubblico per il format Storie maledette, che in quegli anni collaborava con il quotidiano Il Tempo.
La Circe si è sempre dichiarata innocente, anche dopo la sentenza definitiva. Il giallo si connotò di tinte fosche soprattutto a causa delle dinamiche private tra i coniugi Iacopi, che stimolarono un certo voyeurismo nell’opinione pubblica. Questo il ritratto che ne fecero le cronache dell’epoca: lui, 20 anni più di lei, ben poco amato in Versilia, che prestava denaro a interesse e non disdegnava le amicizie di una notte trovate tramite annunci su gionali come La Pulce; lei, dallo stile di vita pretenzioso, che trascorreva il tempo tra boutique di lusso, notti brave nelle discoteche più in e consulenze di sedicenti maghi in cerca di guadagni facili. Una coppia aperta, tra tradimenti ed eccessi dichiarati, che poco prima del delitto aveva scelto il regime di separazione dei beni e che da anni non condivideva più la stessa camera da letto. Dai due erano nati Tamara e Diego – rispettivamente 18 e 14 anni all’epoca dell’omicidio. Maria Luigia Redoli durante gli anni al carcere di Opera ha prestato volontariato a Cesano Boscone, in una cooperativa dedita all’assistenza di persone con disagio psichico.
Elisa Tambellini