
E’ accusato di far parte della banda di rapinatori che lo scorso 30 marzo assaltò la villa di un noto imprenditore di Lammari, che scoperti i banditi in casa venne minacciato di morte con dei bastoni e aggredito dai malviventi insieme alla compagna, rimasta anch’essa ferita. Un episodio gravissimo, che era culminato poi con l’inseguimento dei ladri sulla via Pesciatina e un frontale con la gazzella dei carabinieri che ormai li stava braccando.
Per dodici episodi fra furti e ricettazioni, il presunto rapinatore di Lammari, Flori Sejdini, 26 anni, di origini albanesi è stato condannato a tre anni e sei mesi. Per gli inquirenti era infatti un rapinatore seriale, protagonista degli episodi più cruenti avvenuti negli ultimi due anni a Lucca, provincia e oltre. Era finito in manette la scorsa estate e ora la condanna a seguito di patteggiamento davanti al gup del tribunale di Lucca. Dodici le parti offese nel procedimento giudiziario per altrettanti episodi di furti e tentati furti in abitazione tra Capannori, Pescia, Montecarlo e Altopascio e tutti compiuti lo scorso anno. Per la procura Flori Sejdini faceva parte di quella “batteria” di malviventi che entrò in azione la sera del 30 marzo scorso e dopo una scorreria di furti, tra Segromigno e Gragnano (almeno tre i colpi contestati), fecero irruzione nella villa. Sorpresi dai proprietari li minacciarono: “Vi ammazziamo tutti e due”, gridarono i tre malviventi prima di infierire su entrambi e fuggire a tutta birra sulla Pesciatina, dove poi furono intercettati dai carabinieri. Ne nacque un rocambolesco inseguimento, terminato alle 4 Mura a Gragnano, dove i banditi in fuga speronarono la gazzella dei carabinieri, fuggendo poi a piedi nel bosco. Le indagini dei militari coordinati dal maggiore Antonio Trombetta erano partite proprio da lì, dagli accertamenti della scientifica sull’auto rubata e abbandonata dai malviventi. Una impronta sulla portiera del conducente, insieme alle intercettazioni telefoniche, ha portato gli investigatori dritti a Sejdini, per il quale nel frattempo, a seguito di un’altra operazione dell’Arma messa a segno lo scorso maggio, si erano già aperte le porte del carcere.
Vincenzo Brunelli