
Ha toccato anche la Lucchesia l’inchiesta che ha portato a recuperare dipinti e vasi rubati per un valore di 2 milioni di euro.
Gli oggetti di valore sono stati rubati nel giugno 2015 da un’abitazione privata sui lungarni di Firenze, e recuperati nell’ottobre dello stesso anno tra Firenze e Chiusi e sono stati restituiti al legittimo proprietario.
Le opere sono state presentate all’interno del teatro del Rondò di Bacco di Palazzo Pitti, dal maggiore Lanfranco Dibisio, comandante del nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Firenze. Tra i dipinti la tempera su tavola del XV secolo di Apollonio di Giovanni, raffigurante Madonna col Bambino e quattro angeli musicanti, ma anche un dipinto attribuito ad Andrea del Sarto raffigurante Cristo Crocifisso con San Giovanni e la Maddalena, un fondo oro centinato di autore ignoto del XV secolo raffigurante Madonna col Bambino e angeli, quattro dipinti di autore ignoto del XVI-XVII secoli (ritratti e scene mitologiche) e tre vasi cinesi.
Dalle indagini si è risaliti ad un gruppo di nove soggetti residenti nelle province di Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Massa e Siena: le persone, precisa una nota dei carabinieri, “sono state denunciate in stato di libertà alla procura della Repubblica di Firenze perché ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di furto e ricettazione”.
“Si è trattato di una indagine molto importante e particolare – ha spiegato Dibisio – Un furto che, da subito, ha presentato un’anomalia ovvero “il fatto che le opere prima ancora del furto erano in circolazione sul mercato”. Le indagini sono partite quando i militari sono venuti a conoscenza della commercializzazione del dipinto raffigurante Madonna col Bambino e quattro angeli musicanti‘.
Dalle successive verifiche, prosegue la nota del Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, è emerso che l’opera pittorica non risultava da ricercare: in seguito il personale del nucleo specializzato, impegnati nel sopralluogo per un furto consumato in un’abitazione di un collezionista fiorentino, hanno constatato che una delle opere asportate era proprio quella la cui immagine era stata proposta sul mercato nei giorni precedenti.
L’attività investigativa ha quindi permesso di risalire ad un sodalizio criminale dedito al furto e alla ricettazione di opere d’arte, composto da nove persone che, entrato in possesso delle chiavi dell’abitazione lasciate incustodite nell’autovettura dal derubato, aveva preliminarmente eseguito un sopralluogo nell’appartamento, fotografando tutti i beni d’arte presenti e proponendoli in vendita attraverso i social network al fine di piazzarle sul mercato ancor prima del furto. Dalle investigazioni è emerso che gli indagati utilizzavano un linguaggio criptico per indicare le opere rubate ognuna delle quali veniva chiamata con un nome di famose autovetture di lusso.