
Un milione e quattrocentomila euro di risarcimento danni e 600mila euro di provvisionale. E’ questa la richiesta avanzata al giudice del tribunale di Lucca, attraverso il suo legale difensore Veronica Nelli, l’imprenditore 59enne di San Ginese, Guido Dal Porto al processo per l’errore medico che lo ha portato a perdere il rene sano durante l’intervento, per un errore di “scambio” che indusse i medici a rimuovere l’organo non intaccato dal tumore.
Un caso finito alla ribalta delle cronache nazionali, il cui primo grado di giudizio volge ormai al termine. Nell’udienza di stamani (29 marzo) sono arrivate le richieste dell’accusa: il pm Elena Leone, titolare delle indagini, ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo per la radiologa Claudia Gianni, che aveva refertato la Tac, sbagliandosi, per l’accusa, a trascrivere l’organo da rimuovere, commettendo un errore di scambio del lato destro per il sinistro. Il pm ha chiesto invece quattro anni e mezzo per i due urologi alla sbarra: si tratta di Stefano Torcigliani, il medico che compì l’intervento del 14 aprile del 2016 all’ospedale San Luca e Giuseppe Silvestri, medico che era presente in sala operatoria come secondo operatore.
Il giudice ha rinviato le repliche della difesa al prossimo 20 maggio, data in cui probabilmente arriverà anche la sentenza di un processo che si è sviluppato dalle indagini dei carabinieri del Norm di Lucca e del Nas di Livorno a cui la procura affidò gli accertamenti del caso dopo la denuncia presentata dall’avvocato di Dal Porto. Il caso era scoppiato circa un mese dopo dall’intervento, quando era emerso, in vista di un controllo, l’errore commesso durante l’operazione. I medici dell’Asl con personale per il sostegno psicologico si erano recati a casa di Dal Porto, dando la drammatica notizia. Subito l’imprenditore si rivolse al suo avvocato di fiducia, che presentò un esposto. Da qui l’apertura dell’indagine. Il pm titolare dell’inchiesta aveva anche nominato due consulenti tecnici, di cui uno noto per essere il co-firmatario della relazione conclusiva dell’autopsia sul corpo di Yara Gambirasio.