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Abuso d’ufficio. E’ con questa ipotesi di reato che la procura di Lucca chiede il rinvio a giudizio di Giovanni Magnani, l’ex presidente di Gesam Energia, finito nell’occhio del ciclone per l’investimento di oltre un milione per la progettazione e realizzazione di un impianto di cogenerazione, senza aver avuto – stando all’accusa – alcun titolo. Già a livello della società municipalizzata era stata avviata nei suoi confronti un’azione di responsabilità riguarda la sottoscrizione di quel contratto, che poi aveva portato alla sua rimozione dall’incarico, con polemiche politiche che si sono trascinate per mesi.
Del fatto però si sono interessati anche gli inquirenti, partendo dalle accuse che a Magnani erano state rivolte dalla Lucca Holding che attraverso l’allora amministratore Bortoli aveva sostenuto che quel contratto era stato sottoscritto “senza alcun rispetto per le procedure previste dalle legge e senza aver mai ricevuto la specifica autorizzazione del consiglio di amministrazione da lui presieduto”. A maggio la parola passa al gup che dovrà decidere se mandare a processo Magnani o se archiviare il caso. Per l’accusa Magnani nel 2015 avrebbe affidato direttamente lavori per oltre 1 milione e mezzo di euro a una ditta che avrebbe dovuto realizzare un impianto di cogenerazione e gassificazione di legna al fine di produrre energia, omettendo di ricorrere alle procedure ad evidenza pubblica e travalicando i propri poteri di spesa. L’indagine dei giudici lucchesi era partita proprio su input di Gesam nell’estate del 2016. Gesam Energia, aveva infatti dato il via all’azione di responsabilità nei confronti dell’ex presidente della società, l’ingegner Giovanni Magnani. E’ quanto aveva disposto l’assemblea della partecipata del Comune di Lucca il 23 giugno del 2016, contestualmente al rinvio dell’approvazione di bilancio di esercizio in attesa dei nuovi accordi tra la società e il Comune di Lucca riguardo alla partita crediti/debiti sul contratto Sinergo.
Vincenzo Brunelli