Lo massacrano con una sedia, poi vanno a dormire

20 aprile 2019 | 11:18
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Lo massacrano con una sedia, poi vanno a dormire
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Lo massacrano con una sedia, poi vanno a dormire
Lo massacrano con una sedia, poi vanno a dormire
Lo massacrano con una sedia, poi vanno a dormire

di Roberto Salotti
Dopo l’omicidio sono scesi in strada a fumarsi una sigaretta e poi si sono messi a letto. A pochi centimetri dalla loro stanza, nell’altra camera di quell’appartamento di via del Toro, moriva, agonizzante, Roshan Silva Kalukankanamalage, il cuoco ed ex militare di 50 anni, dopo qualche disperato tentativo di rialzarsi da terra e chiamare aiuto. Non ce l’ha fatta e mentre i suoi due coinquilini, accusati del delitto, cercavano maldestramente di cancellarsi da dosso o nascondevano i vestiti imbrattati del suo sangue prima di gettarsi a letto per smaltire i postumi della sbornia, lui si accasciava ai piedi del letto, perdeva i sensi e moriva. E’ quello, almeno, che ricostruiscono gli inquirenti, che a poche ore dall’omicidio compiuto nella notte di mercoledì scorso (17 aprile) hanno raccolto una serie di elementi che incastrano i due coinquilini del cuoco:  il 28enne  Gayan Chaturanga Warnakulasuriya Mudianselage, richiedente asilo, e il 36enne Samit Gayan Poruthotage Fernando, quest’ultimo cuoco e come la vittima un ex militare dell’Esercito dello Sri Lanka. 

Secondo la polizia, tra l’1,45 e le 3 di notte lo avrebbero aggredito, colpendolo con una sedia alla schiena e ferendolo con le schegge di legno sparse ovunque sulla scena del crimine: oggetti acuminati, vere e proprie armi da taglio, in grado di provocare le ferite che sono state trovate sul corpo martoriato della vittima. Poi uno dei due, sempre stando alle ipotesi dell’accusa, gli avrebbe spaccato un piatto in testa: al coccio sono rimasti attaccati dei capelli della vittima, che infatti presenta una vistosa ferita alla nuca, insieme ad un ematoma all’emitorace e ad un profondo taglio, probabilmente da difesa, all’avambraccio sinistro. Colpito con accanimento, ritiene la polizia, e attinto anche ai piedi e alle gambe dai suoi assalitori che dopo aver infierito lo hanno lasciato morire così. Accuse che il gip Simone Silvestri ha confermato ieri (18 aprile) convalidando i fermi e firmando per entrambi gli accusati un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Per la polizia entrambi i coinquilini si trovavano sulla scena del crimine nella notte di mercoledì scorso: dopo aver trascorso la serata fuori, sono rincasati attorno all’1,45. In quell’orario le telecamere di videosorveglianza della zona li hanno ripresi mentre varcavano il portone di casa – al mattino trovato sporco di sangue – e salivano al primo piano. Pochi minuti dopo, all’interno inizia la lite – secondo quanto ipotizzato dagli investigatori sempre grazie all’esame delle telecamere: nelle immagini acquisite si vedono vicini affacciarsi alle finestre e un passante sostare di fronte alla casa e alzare la testa alla finestra della camera da letto di Roshan Silva da cui provenivano le grida.
Scena del crimine, secondo la polizia che al mattino si è trovata di fronte una stanza messa a soqquadro, compatibile con la violenta colluttazione nata tra i tre, per motivi che restano ancora da chiarire.
I due coinquilini erano da poco in quella casa: Roshan li conosceva da qualche tempo, specie Samit Gayan, anche lui ex militare. Aveva deciso di ospitarli nella casa che condivideva con la compagna, perché da poco aveva perso il lavoro. Un modo per arrotondare, in attesa di trovare una nuova occupazione. Ma secondo la polizia si era messo in casa i suoi assassini.
Il film del delitto per gli investigatori della squadra mobile di Lucca, diretti da Silvia Cascino e coordinati dal sostituto procuratore Salvatore Giannino, inizia attorno alle 23 di quella sera. E’ quello l’orario in cui Fiona, la compagna di Roshan, fugge dall’appartamento. Durante la cena che aveva preparato Roshan, forse complice l’alcol, era scoppiata una lite con lei. La donna è spaventata e si allontana: altre volte si era dovuta presentare al pronto soccorso del San Luca perché picchiata dal compagno violento e stavolta non voleva fare quella fine. Si era recata al pronto soccorso comunque, dove il personale aveva attivato il codice rosa. Una volante nella notte aveva raggiunto l’ospedale, invitando poi la donna a presentare denuncia. Appena dimessa dall’ospedale, torna in via del Toro: sono circa le 7 del mattino. Apre il portone ma non entra in casa, Fiona: ha troppa paura, confesserà poi alla polizia. Prende la bicicletta e si dirige in questura. Con difficoltà, per lo choc e per il fatto che conosce poche parole di italiano, fa capire agli agenti che teme che sia accaduto qualcosa di grave a casa. Attorno alle 3 di notte – ha raccontato – aveva ricevuto la telefonata da uno dei due coinquilini: “Abbiamo avuto una grossa discussione”. Ma lei conosceva bene il suo compagno, e anche quei due che da poco vivevano nella sua casa: avevano tutti il vizio del bere, e spesso perdevano la calma. Ha cercato di confessare queste paure agli agenti, che sono tornati con lei nell’appartamento e hanno trovato una scena raccapricciante. In camera c’era Roshan riverso supino a terra, con un lenzuolo che si era tirato addosso forse con l’intenzione estrema di tamponarsi le ferite. E sangue ovunque, a terra e sulle pareti di una casa messa a soqquadro. L’ipotesi di un suicidio è caduta subito.
Mentre si attendeva la scientifica erano iniziate le ricerche dei due coinquilini. La compagna di Roshan era sicura che non si trovassero in casa e la porta della loro camera era chiusa. Mezz’ora dopo Samit Gayan era stato rintracciato mentre vagava sulla via Sarzanese a S. Anna: cambiato e ripulito. L’altro coinquilino invece era a letto nella sua stanza: lo hanno trovato gli agenti ancora in preda ai fumi dell’alcol dopo aver sfondato la porta. Sottoposto ai test in ospedale, è risultato positivo ai cannabinoidi e aveva un tasso di alcol nel sangue di 1.4 grammi per litro.
L’idea che gli inquirenti si sono fatti è che entrambi siano rientrati a casa con una sbornia colossale e che trovando Roshan – particolarmente irritato dal litigio con la compagnia – sia sorta una discussione, sfociata in una improvvisa violenza. Per la polizia la colluttazione si è svolta tra la cucina e la camera da letto, dove poi Roshan sarebbe stato finiti a suon di pugni, colpi con una sedia afferrata in cucina e un piatto rotto in testa. Caduto a terra sarebbe stato poi abbandonato al suo destino, dagli altri due. Il 36enne è andato a farsi la doccia, ripulendo bene il bagno, l’altro invece ha lasciato su una mensola il cellulare imbrattato di sangue ed è andato a letto, dopo aver nascosto la tuta dove sono state trovate tracce ematiche. Aveva una profonda ferita lacerocontusa sulla mano, che è stato necessario medicare con alcuni punti di sutura.
Prima di dormire però i due sono scesi in strada. Attorno alle 3, infatti, le telecamere hanno ripreso i due di nuovo uscire di casa e fare qualche passo, sedendosi su uno scalino all’ingresso di una casa in via Galli Tassi. Il 36enne sorreggeva l’altro, che non riusciva a tenersi in piedi e che ha vomitato. Poi si sono accesi una sigaretta e sono risaliti in casa. Poi più niente. Soltanto attorno alle 9 del mattino Samit Gayan esce di casa: ha indosso abiti diversi e si incammina verso Sant’Anna, dove poi lo troveranno gli agenti. L’altro resta in camera, chiuso dentro.
Nel frattempo però – questa è sempre la ricostruzione della polizia – scatta l’allarme. Fiona è in questura sconvolta e gli agenti vogliono vederci chiaro. Arrivano sul posto, entrano in casa e trovano Roshan a terra, dove, per l’accusa, lo avevano lasciato a morire i suoi coinquilini. Se avessero dato l’allarme nella notte, forse si sarebbe potuto salvare, ritengono gli inquirenti. Invece, è morto agonizzante: con le costole fracassate forse dai colpi della sedia che qualcuno gli aveva spezzato sulla schiena, colpito poi alla testa con un piatto, trovato insanguinato nella casa. Era morto da qualche ora Roshan e il tentativo di rianimarlo è sembrato inutile agli stessi sanitari del 118.
Questo è il quadro dell’accusa, che adesso lavora per definire il movente dell’omicidio. I due in arresto non aiutano: si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Soltanto Samit Gayan, il 36enne ex militari, ha detto sulle prime agli agenti qualcosa per dare la sua versione dei fatti: “Siamo rientrati in casa e ci ha aggredito, noi ci siamo soltanto difesi”. Una circostanza cui non credono tuttavia gli inquirenti. Che anzi accusano i due di essersi accaniti sulla vittima e soprattutto di averla poi abbandonata a terra, senza fare nulla. Facendo trascorrere diverse ore, senza dare l’allarme a nessuno. Di qui l’accusa – confermata dal gip – di omicidio volontario.