
Roshan Silva, ovvero un morto che non è di nessuno. Risale ormai a martedì scorso il fatto di sangue che ha portato alla morte dell’ex militare cingalese, ora aiuto cuoco in un fast food a due passi dalla questura. Un omicidio che si è verificato praticamente di fronte a Palazzo Mansi e a poche decine di metri dal tribunale di Lucca.
Eppure. Eppure questo morto ammazzato, spetterà agli inquirenti capire come e da chi, non è stato ‘rivendicato’ da nessuno. Perché, questa la vulgata immediatamente successiva alla diffusione dei dettagli di quanto avvenuto, è stata una roba ‘fra di loro’. Un episodio, insomma, in cui non immedesimarsi in quanto non riguarda un maschio bianco caucasico borghese e magari benestante. Non è, probabilmente, una storia di sesso e soldi. E allora Roshan Silva, morto ammazzato nell’appartamento che divideva con altre due persone, per qualcuno forse non poteva finire altro che così. E non c’è empatia, e non c’è riflessione o analisi. E non c’è dibattito.
Già, perché non è nemmeno un morto che, nonostante la campagna elettorale in corso, possa essere di interesse per la politica. Non è un migrante, un richiedente asilo, non è uno straniero ‘mainstream’, ma uno dei tanti componenti la comunità dello Sri Lanka che a Lucca svolgono lavori utili quanto faticosi, a ‘servizio’ di qualcuno che non ha evidentemente neanche trovato il tempo di piangerlo.
Nessuno ha pianto Roshan Silva, nessuno (probabilmente neanche noi, che spesso non siamo altro che lo specchio della società che raccontiamo) si interesserà di dove sarà celebrato il rito funebre o di quando e dove sarà seppellito. Nessun cordoglio della politica (tutta), nessun minuto di silenzio in manifestazioni pubbliche e nessun ricordo durante le celebrazioni di Pasqua.
È successo a loro, a noi non poteva capitare, insomma. Di morire ammazzati, senza nemmeno una lacrima, in un appartamento disordinato dietro l’angolo del Comune e a uno sputo da piazza San Michele.
E allora sospiro di sollievo, via la briciola dal vestito nuovo e tutti a tavola. Con tanti auguri di una serena Pasqua. Di resurrezione.
Enrico Pace