In migliaia all’ultimo saluto a don Beniamino

3 maggio 2019 | 13:16
Share0
In migliaia all’ultimo saluto a don Beniamino

Una folla incredibile di fedeli, il dolore profondo scolpito nei volti. Uno strazio immane nel dare l’ultimo addio a chi tanto aveva dato alla comunità. E’ stato l’arcivescovo Italo Castellani, nella sua funzione di amministratore apostolico di Lucca, a officiare la messa per i funerali di don Beniamino Bedini, parroco di Capezzano dopo aver prestato servizio per tanti anni alla guida della parrocchia di S. Anna a Lucca, tragicamente scomparso in un incidente nel tardo pomeriggio di martedì scorso (30 aprile) sulla Bretella.

La chiesa di Capezzano Pianore era gremita e qui è giunto anche il messaggio del nuovo vescovo Paolo Giulietti che si insedierà a Lucca il prossimo 12 maggio: “Desidero rendermi presente con queste poche righe a te, alla mamma e alla famiglia di don Beniamino, ai confratelli del presbiterio di Lucca e ai fedeli della comunità parrocchiale di Capezzano Pianore – si legge nel messaggio inviato da monsignor Giulietti -. Penso sarete in tantissimi a pregare insieme per dare l’ultimo saluto a don Beniamino, che tanto bene ha seminato nel suo ministero tra la gente e tra i giovani. Mi immagino i sentimenti di sconforto, di tristezza e anche di rabbia per la perdita improvvisa e prematura di un figlio, di un fratello e di un padre tanto amato, che io solo per pochi giorni non ho avuto la gioia di conoscere. Perché?, ci domandiamo tutti, bisognosi di trovare un senso a un avvenimento che umanamente ne è privo. Questa domanda deponiamola ai piedi del Volto Santo, nel giorno di Santa Croce; forse non ci sarà dato di comprendere, ma forse ci sarà dato di sentire che non siamo lasciati soli nel dolore da colui che ha voluto condividere fino in fondo la nostra tristezza per la perdita delle persone care, la nostra sofferenza e nostra la morte. Cari amici, lasciatevi, in queste esequie, abbracciare dal Signore Crocifisso e Risorto, per accogliere da lui – che solo può darli – i doni della speranza e del conforto. Oggi anch’io, nella Messa, li chiederò per voi e anche per me”.
Toccante l’omelia del vescovo Castellani che di seguito pubblichiamo integralmente
Diverse volte, di fronte alla morte di un giovane, i familiari e non solo, mi hanno  posto questa domanda: “Perché Dio ha permesso questo? Perché mi ha tolto mio figlio?”.
Anche la mamma di Don Beniamino provata da un dolore indicibile e senza misura -per un genitore sopravvivere ai propri figli è un dolore particolarmente straziante- al momento in cui con il cuore in gola e senza parole  l’altra sera  mi sono presentato insieme a Don Luca Andolfi e al Comandante Provinciale della Polizia stradale, la dott.ssa Serafina di Vuolo,  per darle la terribile notizia-  comprensibilmente e legittimamente mi ha ripetuto più   volte: “Perché Dio mi ha preso Beniamino, il mio gioiello più prezioso: buono, generoso, disponibile per tutti; in questo tempo  più che mai nella gioia, felice per la numerosa partecipazione della comunità alle Celebrazioni Pasquali”.
Don Beniamino, il più piccolo di cinque figli, che Lei vedova giovanissima (Don Beniamino aveva solo quattro anni quando il babbo è volato in cielo!)  ha tirato su con tanti sacrifici e con tanto amore e che ora se li stava godendo più che mai!
“Tante volte – sto citando Papa Francesco – vengono a Messa a Santa Marta genitori con la foto di un figlio, di una figlia, e mi dicono: ‘Se ne è andato, se ne è andata’. E lo sguardo è tanto addolorato…”.  “In questi casi -continua Papa Francesco – la morte è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie a cui non sappiamo rispondere”.
Sì, alla domanda che è passata di bocca in bocca, di cuore in cuore  in tutti noi in questi giorni, anche nel mio cuore di padre: “Perché, o Signore , ci hai tolto Don Beniamino” –  io non ho altra risposta per me e per voi se non quella che abbiamo cercato e contemplato in Gesù morto e risorto nel periodo pasquale appena trascorso: “Guardando Gesù nella sua passione – sto citando ancora Papa Francesco – noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte… Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo”.
E’ solo qui, nella “risposta divina”, la risposta unica ed esauriente alla nostra domanda umana di fronte al dolore che ci circonda, di fronte alla nostra morte personale, di fronte alla morte di don Beniamino: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16 ). E Gesù stesso, “Figlio unigenito” di Dio, passando attraverso la morte come ogni uomo, annuncia: ”Sono Risorto….Ho sconfitto la morte per sempre (cf Mt 28,6), per me e per voi! Di fronte alla morte non abbiamo  altre spiegazioni che questa “risposta divina”, per certi aspetti altrettanto sconcertante, che è  la risposta dell’Amore di Dio per l’umanità, per ciascuno di noi: “Io ho dato la mia vita per voi” (cf Gv 13, 32).
L’episodio narrato dall’ evangelista Luca, che abbiamo poc’anzi ascoltato, è una pagina di Vangelo già scritta, cioè vissuta da Gesù, che stiamo rivivendo questa mattina  con Lui il Risorto: “Veniva portato al sepolcro un morto, figlio di una madre vedova…Vedendola Gesù ne ebbe compassione e le disse: ‘Non piangere’… Poi disse: ‘Giovinetto, dico a te, alzati’. E il morto si alzò…E Gesù lo diede alla madre” (Lc 7, 11-15).
 E’ una scena molto commovente, che ci mostra la compassione di Gesù per chi soffre e ci mostra anche e soprattutto la potenza di Gesù sulla morte!
Invito me stesso e tutti voi –in particolare la famiglia di Don Beniamino; la nostra famiglia presbiterale:… in questi giorni ho visto alcuni di voi presbiteri piangere e questa è la testimonianza reale e più grande della comunione presbiterale maturata nel nostro presbiterio diocesano;  invito altresì tutta la comunità di Capezzano-Monteggiori-Santa Lucia, le altre  comunità là dove don Beniamino con grande generosità ha svolto il suo ministero presbiterale, a far tesoro di questa pur terribile prova umana assumendo tre atteggiamenti, tre profondi movimenti del nostro cuore, quasi come un passaggio di testimone a ciascuno di noi da parte di  don Beniamino stesso: custodire la fede, custodire l’amore, custodire la gratitudine.
Custodire la Fede

Come? Custodendo la Parola del Risorto. Confermandoci nella fiducia che il Signore ha vinto la morte una volta per sempre!  I nostri  Defunti, e don Beniamino, non sono scomparsi nel buio del nulla: la “speranza che non delude” ( Rm 5,5),  che è Gesù Risorto, ci assicura che esistono e sono vivi, viventi per sempre  nelle mani buone e forti di Dio Padre.  Questa è  la fede e la testimonianza che don Beniamino stesso, pur nelle sue fragilità umane, ci ha annunciato di persona e ci consegna in questa  Celebrazione Eucaristica di commiato, come chiave per interpretare e vivere in pienezza la vita: la vita pensata e vissuta nell’orizzonte della Risurrezione!
Custodire l’amore
Come? Il buio della morte va affrontato con sempre più pronta decisione e senza rinvii  -nel nostro cuore, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità- all’insegna del comandamento nuovo di Gesù: “Ama Dio e ama il prossimo” (Mt 22, 30).       
Si tratta di sconfiggere la morte affrontando con un più intenso lavoro di amore la vita quotidiana,  consapevoli che  ogni relazione di amore, le “opere buone”, danno pace e senso alla nostra vita  quotidiana, di fatto partecipano misteriosamente ad  amorizzare tutta l’umanità e sono preziose davanti al Signore!
Custodire la gratitudine
Come? Vivendo la memoria grata  anzitutto rendendo  grazie a Dio del dono della vita, dono preziosissimo, unico e irripetibile; del dono della vita in Cristo nel Battesimo, che ha effuso nei nostri cuori il seme dello Spirito Santo che non muore;  del dono della vocazione personale – alla famiglia, al presbiterato e  alla vita consacrata – che ci è stata affidata per “portare molto frutto” (Gv15, 5);        del dono della vita eterna, della vita che non muore!
Carissimo don Beniamino, a te il grazie di tutti  noi per il Bene che hai seminato, come cristiano  misteriosamente chiamato con noi a vivere il dono dell’ alta vocazione e missione presbiterale.  La tua morte precoce sia seme di nuove vocazioni presbiterali per la nostra Chiesa di Lucca: affido la richiesta pressante e incessante di questo dono -ora che davvero puoi-  alla tua intercessione presso il Signore della vita!
Consola con la carezza quotidiana  dell’Amore di Dio  -insieme al tuo babbo Valdo e al nonno che hai raggiunti nella casa di Dio-  la tua mamma, la  nonna, i tuoi fratelli amatissimi, tutti i tuoi Cari e tutti noi al momento provati e umanamente disorientati.  Il Signore, ricco di grazia e di misericordia, Ti abbia nella Sua pace! Amen.