Legato e rapinato, condanne definitive per 4

10 maggio 2019 | 09:20
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Legato e rapinato, condanne definitive per 4

Sono ormai definitive le condanne per la gang di cinesi che aveva sequestrato e rapinato un imprenditore, anch’egli di origini cinesi, a Segromigno il 13 dicembre del 2015. Si tratta di Zou Zhipeng, 51 anni, Sha Jianhui, 27 anni, Chez Zhi Peng, 29 anni e Wang Zecheng, di 48, rispettivamente condannati il primo a 7 anni e 6 mesi di reclusione e gli altri tre a 4 anni e 8 mesi.

Una scena da Arancia meccanica quella che secondo gli inquirenti si era dovuto trovare a fronteggiare l’imprenditore, all’epoca titolare del market Caspina. In quattro, nel tardo pomeriggio del 13 dicembre scorso, lo avevano spinto in casa – uno era armato di pistola, rivelatasi solo in seguito una scacciacani – e poi lo avevano legato al letto con dei lacci e pestato a sangue dopo averlo imbavagliato perché non gridasse. Una rapina compiuta da una gang di cinesi che era stata inchiodata in quell’abitazione mentre l’imprenditore veniva derubato di tutto: l’incasso del negozio, monili in oro e notebook per un valore di circa 20mila euro. Il Dna trovato in quella casa, insieme a parte della refurtiva trafugata aveva messo gli inquirenti sulla pista giusta. L’inchiesta subì una svolta nell’agosto successivo, quando scattarono le manette.
La Corte di Cassazione ha respinto i loro ricorsi confermando le decisioni della corte d’Appello di Firenze che aveva a sua volta confermato le condanne emesse dal gup del Tribunale lucchese nel 2017 in sede di rito abbreviato. Erano finiti in cella perché accusati di un’altra rapina simile a Rapallo, la sera del 14 agosto di un anno prima: avevano fatto irruzione in casa di un imprenditore cinese, legando la moglie, il padre e i figli e portando via tutto quello che avevano trovato di un certo valore. Convinti, come nel caso di Capannori, che nessuno avrebbe denunciato il fatto. Invece, così non è stato: la vittima infatti poco dopo la rapina era riuscito a liberarsi e a dare l’allarme ai carabinieri, a cui aveva riferito di essere stato aggredito da connazionali. C’è voluto poco perché i sospetti cadessero sulla gang sospettata di aver compiuto circa 50 rapine simili tra la Liguria, l’Emilia Romagna e la Toscana. I militari di Santa Margherita Ligure, infatti, stavano loro già alle calcagna e li avevano pedinati più di una volta in Lucchesia, nella stessa zona dove poi avrebbero rapinato l’imprenditore. Facevano i sopralluoghi, studiavano le abitudini della vittima per andare a colpo sicuro. Ma sono stati incastrati. Le vittime, secondo gli inquirenti, venivano scelte sempre con gli stessi criteri: dovevano essere anzitutto cinesi e piene di soldi. Per questi selezionavano soltanto commercianti, ristoratori o imprenditori, monitorandone spostamenti e conoscenze per arrivare alle loro abitazioni e colpire nel momento più propizio. Sicuri di trovare soldi contanti e soprattutto omertà nelle vittime. Per questo, intercettati al telefono dai carabinieri, si sentivano imprendibili. E organizzavano i colpi con spavalderia, anche su gruppi creati ad hoc su whatsapp. Altri procedimenti giudiziari sono in corso sempre a loro carico in altre sedi giudiziarie.

Vincenzo Brunelli