
Gli inquirenti hanno chiuso le indagini sull’aggressione subita lo scorso anno da parte di tre giovani impegnati in una neonata società di calcio popolare, basata sui valori dell’antifascismo, che si batte contro razzismo, sessismo e ogni forma di discriminazione: la Trebesto di Capannori. Quattro le persone indagate ufficialmente per violenza privata, danneggiamento, lesioni aggravate e minacce.
Si tratta di tre ragazzi intorno ai 25 anni e un 48enne che per l’accusa avrebbero picchiato e minacciato le tre vittime in piazza San Michele a maggio dello scorso anno. Il pm Enrico Corucci, che ha coordinato l’inchiesta della Digos guidata da Leonardo Leone, è pronto a chiedere al gup il rinvio a giudizio per le 4 persone indagate, ritenute vicine ad ambienti dell’estrema destra lucchese, che dopo aver ascoltato le repliche degli avvocati difensori prenderà le decisioni del caso. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, i tre giovani di 25, 26 e 28 anni, circa un anno fa, erano andati a trascorrere la serata in uno dei locali che si affaccia sulla piazza di Lucca. Avevano preso una birra e fatto due chiacchiere, prima di uscire.
Una volta sulla piazza però si erano fatti avanti alcuni giovani dagli atteggiamenti intimidatori: “Da qui ve ne dovete andare, comunisti, non dovete fare la vostra squadra, durerete poco se continuate”, avrebbe gridato uno di loro farcendo il tutto con offese prima di passare alle vie di fatto. I tre giovani, a quel punto, avevano voltato le spalle e si erano allontanati. Ma gli altri, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbero continuato. Li avrebbero seguiti e continuando con gli insulti avrebbero alzato le mani, colpendo a schiaffi e pugni i tre giovani e prendendoli a calci fino a quando non sono riusciti a correre via, imboccando via Fillungo. Nessuno dei passanti sarebbe intervenuto o avrebbe chiamato la polizia. Non lo hanno fatto nemmeno le tre vittime nell’immediatezza. Erano andati a casa, spaventati, ma uno di loro, aiutato dai genitori, si era poi deciso a non far passare sotto silenzio quanto accaduto. Era andato a farsi medicare al pronto soccorso da cui era stato dimesso con pochi giorni di prognosi e poi si era recato in questura per formalizzare la denuncia. Un’altra delle vittime del procedimento giudiziario che ha unificato due diverse aggressioni, mesi dopo a settembre, aveva poi avuto la peggio rispetto agli altri con ben 40 giorni di prognosi, reato a carico di due dei 4 indagati nello stesso processo in corso. Danni anche alla macchina con la quale erano poi scappati, a maggio 2018, temendo ulteriori aggressioni fisiche e verbali. Da questi avvenimenti le indagini e l’iter giudiziario a carico dei 4 indagati. La parola passerà ora al gup del Tribunale cittadino per le prime decisioni.
Vincenzo Brunelli