Dal Porto: “Incubo finito, ma nessuno si è scusato”

10 giugno 2019 | 10:36
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Dal Porto: “Incubo finito, ma nessuno si è scusato”

di Roberto Salotti
“Per me oggi è finito un incubo durato tre anni”. Guido Dal Porto è commosso, emozionato. Ora la tensione cala per la prima volta dall’aprile 2016, quando un’équipe di medici e psicologi dell’Asl suonarono il campanello della sua abitazione di San Ginese per comunicargli che c’era stato un incredibile errore, e che durante l’intervento che il 14 di quel mese aveva subìto all’ospedale San Luca gli avevano tolto il rene sano al posto di quello malato. Uno choc che ancora oggi l’imprenditore 59enne non sa raccontare: “Adesso io chiedo soltanto una cosa: essere lasciato un po’ tranquillo e che mi sia dato modo di pensare alla mia salute, che è quello che ora conta per me più di tutto”. E poi si corregge: “Lo voglio non solo e non tanto per me ma soprattutto per la mia famiglia, che con me ha vissuto questo calvario”.

Non dice che giustizia è fatta. Della sentenza pronunciata questa mattina (10 giugno) dal giudice Billet (Leggi) non fa parola, Dal Porto: “E’ stato suo compito stabilire se qualche responsabile c’è stato per quello che mi è accaduto. Io per me avrei evitato questo processo. Non mi interessa delle condanne, mi sarei tuttavia aspettato delle scuse che non sono arrivate nemmeno oggi. Mi chiedo per quale motivo l’Asl non si sia voluta mettere ad un tavolo per trovare un accordo economico, e mi domando se si doveva aggiungere al mio antico calvario anche quello che si è concluso oggi”. Perché – si chiede insomma Dal Porto – “si è dovuti arrivare ad una sentenza? Mi sembra che il mio caso fosse lampante, non c’erano verità da scoprire: tutto era chiaro, dal mio punto di vista”.
Ora Dal Porto desidera voltare pagina. Il giudice condannando a 6 mesi la radiologa e i due urologi finiti a processo li ha anche condannati al pagamento in solido con l’Asl di una provvisionale di 900mila euro – 600mila a lui, 100mila a moglie e due figli. “In questo momento continuo a fare visite e accertamenti nella speranza di non dover avere più problemi con la salute. Quello che mi è accaduto, lo riconosco, ha gettato una brutta luce sulla sanità toscana e su quella lucchese in particolare. Per me non è stato bello sentire alcuni andare in tv a spiegare che sono cose che possono accadere, perché queste sono cose che ti cambiano per sempre la vita. Adesso però voglio guardare avanti con una prospettiva diversa e ritrovare, se possibile, un po’ di serenità insieme ai miei familiari”.