
Insieme ad altri tre complici non si era fermato al posto di blocco perché trasporta droga e dopo un lungo inseguimento era finito fuori strada. Nell’incidente aveva perso la vita uno dei passeggeri, condannato in abbreviato e in appello ora dovrà subire un nuovo processo di secondo grado per rideterminare la pena.
Così ha deciso la suprema corte di cassazione nei confronti di un cittadino di origine marocchine, di 25 anni, che era alla guida dell’auto una sera di ottobre di due anni fa. L’uomo era stato condannato per omicidio stradale aggravato e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Con sentenza del 4 giugno 2018 la Corte di appello di Firenze aveva parzialmente riformato la sentenza del 27 ottobre 2017 del giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Lucca, con la quale l’imputato era stato condannato per avere, insieme altri imputati, ricevuto e detenuto a fini di spaccio e trasportato a bordo di un’auto un quantitativo di stupefacente del tipo cocaina pari a 105 grammi e perché, in occasione dell’alt intimato dalla polizia, con segnali luminosi e sonori della sirena e con paletta segnaletica, per impedire il controllo da parte dei pubblici ufficiali e costringendoli così nell’inseguimento per diversi chilometri ad esporsi al pericolo, intentando una fuga a velocità elevatissima nel traffico cittadino, ponendo in essere pericolose manovre, tentando di investire l’auto della polizia perdendo il controllo del mezzo, che impattava su un muro di cemento e precipitava per diversi metri in un greto sottostante, nel torrente Freddana a Valpromaro, cagionando la morte di uno dei passeggeri posteriori e lesioni per agli altri due passeggeri, imputati per detenzione ai fini di spaccio in un diverso procedimento giudiziario. Ma per gli ermellini la corte d’appello non ha tenuto conto della continuazione dei tre reati commessi: detenzione ai fini di spaccio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e l’omicidio stradale, che per la Cassazione, invece, fanno parte dello stesso disegno criminoso. Ora gli atti sono stati rinviati alla corte d’appello fiorentina per rideterminare la pena che dovrà scontare definitivamente.
Vincenzo Brunelli