
Fermato a un posto di blocco dai carabinieri a Pietrasanta è stato trovato in possesso di circa 30 grammi di marijuana ma a casa aveva una serra con 60 piante e ben 82 chilogrammi di sostanza stupefacente: arrestato insieme alla convivente il “dottor cannabis”, il 55enne medico versiliese Fabrizio Cinquini, noto per le sue battaglie antiproibizioniste, i libri scritti in materia e i problemi giudiziari passati.
Il medico e la sua convivente sono stati posti ai domiciliari dagli inquirenti a disposizione dell’autorità giudiziaria per le prime decisioni sul caso destinato comunque a far discutere riaprendo il dibattito sulle cosiddette droghe leggere e sui parametri di legge. Le piante non sono state sequestrate perché ancora prive di infiorescenze, così come la cannabis legale ritrovata nell’abitazione, mentre sono stati sequestrati gli 82 chili di marijuana con thc, e circa 10mila euro in contanti.
Per investigatori e inquirenti i due devono rispondere di coltivazione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Pochi mesi fa la Cassazione aveva confermato una condanna a 2 anni e 8 mesi sempre per reati legati alle sostanze stupefacenti, sempre marijuana, per fatti che risalivano al 2013. Un procedimento giudiziario cominciato dall’autodenuncia dello stesso medico, che, dopo aver invitato diversi giornalisti per mostrare la sua coltivazione di cannabis a scopo medico e di studio scientifico, fu arrestato dai carabinieri nel 2013. In primo grado fu condannato a 6 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre a pagare una multa di 30mila euro, sulla base della Fini-Giovanardi, che fu dichiarata incostituzionale di lì a poco. E per questo motivo la corte d’appello, nel 2015, revocò l’interdizione e ridusse la pena a 2 anni e 8 mesi, come confermato dalla Cassazione.
Fabrizio Cinquini da anni si batte per affermare le doti terapeutiche della cannabis. Lui che le ha scoperte direttamente su di sé, quando lo aiutò a guarire dall’epatite C contratta nel 1997 mentre prestava servizio su un’autoambulanza. Da allora non hai mai nascosto le sue intenzioni di coltivare diversi ceppi di cannabis medicale, da lui stesso selezionati per il trattamento di diverse patologie. Ora dovrà affrontare un nuovo procedimento giudiziario.
Vincenzo Brunelli