





A Viareggio è stato, ancora una volta, il giorno del dolore. Per le 32 vittime della strage per cui oggi (29 giugno) ricorre un decennale che non ha ancora chiuso la partita delle responsabilità Anche per questo, al di là delle commemorazioni ufficiali, del corteo sui luoghi della strage, della riunione delle varie associazioni che riuniscono i parenti delle vittime dei disastri italiani è stata importante la presenza in città di due ministri, quello delle infrastrutture, Danilo Toninelli, e quello della giustizia, Alfonso Bonafede.
“Quello che è successo esattamente 10 anni fa è inaccettabile, non deve più accadere. Il governo sta portando avanti un approccio pratico: regole certe con responsabilità chiare”, ha detto Toninelli in mattinata. Al ministro Daniela Rombi, dell’associazione Il mondo che vorrei ha consegnato il “manuale della buona gestione delle Ferrovie”.
“La giustizia sta facendo il suo corso ed è giunta, fino ad ora, a due sentenze – così il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede – In questi dieci anni oltre allo strazio per l’inaccettabile perdita dei propri cari, i familiari delle vittime di Viareggio hanno dovuto convivere con lo spettro della prescrizione per alcuni reati. Nessuna sentenza potrà mai lenire il dolore subito da quelle famiglie ma l’idea, tragicamente concreta, di uno Statoincapace di dare risposte è semplicemente incivile. A queste famiglie rivolgo la mia gratitudine perché è anche grazie a loro, alla loro instancabile opera di testimonianza, che il parlamento ha approvato la legge sulla prescrizione che restituirà un minimo di civiltà alla nostra giustizia”.
Non ha fatto mancare il suo messaggio neanche il presidente Mattarella: “Il decimo anniversario del disastro di Viareggio riunisce il paese nella commemorazione di un evento tragico e inaccettabile. In questa giornata in cui si rinnova il dolore dei familiaridelle vittime desidero esprimere solidarietà e vicinanza all’intera comunità cittadina, e in particolar modo a quanti hanno patito lo strazio più indicibile per quelle vitespezzate. L’incidente ferroviario di Viareggio costituisce un monito permanente: infrastrutture e reti sono essenziali per ilprogresso e la vita delle comunità e non possono trasformarsi instrumenti di distruzione e di morte. La sicurezza è un diritto che, attraverso standard e controlli adeguati, va assicurato agli utenti, ai lavoratori, ai cittadini che vivono in prossimità di impianti tecnologici, industriali, di vie di comunicazione pereliminare ogni rischio di disastri. Va espressa riconoscenza all’associazione dei familiari delle vittime di Viareggio che in questi anni, nel mantenere la memoria dei loro congiunti e della ferita inferta alla città, ha sviluppato, con passione civile, iniziative tese a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza nei trasporti”.
Il discorso del sindaco Giorgio Del Ghingaro
A Viareggio l’estate è dolce, e la notte le finestre sono aperte sopra un’atmosfera gentile. Ci sono i ragazzi in giro, c’è sempre un po’ di musica nell’aria che sia da un bar o da una terrazza illuminata. C’è questo caldo che, per quanto afoso, profuma di mare.
Dieci anni fa a Viareggio c’era il fuoco. C’era la notte tinta di rosso, c’erano le persone che morivano.
E da quella notte, per tutte le notti di ogni 29 giugno di questi 10 anni, Viareggio non è più stata la stessa.
La città interrompe il suo languore estivo per essere qui, adesso.
Presente, attiva, partecipe.
Sono passati 10 anni: 10 anni di pena, di ricordi, di battaglie. Di incomprensioni spesso, di polemiche. 10 anni di lotte.
Il caso Viareggio è diventato tema nazionale. Come spesso succede a questa città, sempre pronta a salire sulle barricate, Viareggio è divenuta esempio: ha fatto scuola.
In primo luogo per i soccorsi: eroici, non finiremo mai di sottolinearlo. Soccorsi che si mossero subito dalla città poi dalla provincia e dalla regione, infine da tutta Italia.
E il nostro più sentito ringraziamento va, di nuovo, a quanti quella sera arrivarono per aiutare: dalle forze dell’ordine ai tanti, tantissimi volontari. Che, increduli, assistevano, divenendone protagonisti attivi, al disastro ferroviario più grande che l’Italia ricordi.
Un coordinamento prezioso che risparmiò a Viareggio un lutto ancora peggiore.
Mani e cuori che scavando nelle macerie salvarono vite: per ore, per giorni. Prima con l’urgenza di trovare ancora un respiro, poi con la determinazione di non lasciare nessun nome senza un ricordo.
Dopo sono arrivate le leggi speciali dedicate a Viareggio. E’ iniziata la ricostruzione della strada, con tutte le difficoltà di un posto così denso di immagini e di storie. Ma anche con la volontà di non farne luogo di morte ma di vita. Ci sono case nuove adesso, c’è un giardino. C’è il muro tanto atteso a protezione: e c’è l’arte ad abbellirlo.
E poi il processo: unico nel suo genere. Le indagini, la lunga attesa: l’incidente probatorio, il primo grado e poi il secondo, pochi giorni fa.
Lo Stato si interroga: non bastano i risarcimenti. Fa i nomi, individua delle responsabilità precise.
C’era tensione in quella sala di Firenze, c’era tutto l’amore rappreso da quella notte, pronto a sommergere. C’erano loro: i familiari delle vittime.
I familiari delle vittime, dunque.
Definizione che rimbalza da un giornale all’altro, perché andare per categorie, ragionare per etichette, semplifica il concetto, individua l’argomento, circoscrive il dolore.
Sono uomini e donne, madri, padri mariti. Fratelli, sorelle, figli.
Colpiti a morte in quello che c’è di più caro: eppure vivi, nonostante tutto.
A riunirsi da subito, formare comitati, improvvisando all’inizio e poi sempre più esperti: consapevoli, tenaci.
A loro tutti, grazie. Perché è soprattutto merito loro se quella del 29 giugno non sarà l’ennesima strage senza colpevoli di questo Paese.
La realtà di Viareggio è questa. E’ la sua volontà ferrea: coriacea a volte.
E’ questa piazza colma.
Da stamani fischiano i treni a Viareggio e la città è spazzata da un vento di terra. E ogni fischio è spinto lontano e percorre le strade: tutte le inonda.
Ogni fischio si sente sulla pelle, ogni fischio è un brivido. E’ un pensiero.
Oggi la città è unita in questa lunga marcia, mai troppo faticosa.
Perché faticosa fu quella notte.
E tutte le notti del 29 giugno dopo quella.
Notti in cui l’estate si ferma e trattiene il fiato.
Viareggio non dimentica. Non può dimenticare.