Lutto nella Piana per la morte del professor Paolo Dal Canto. 80 anni, di Altopascio, ha insegnato in molte scuole medie e superiori del territorio. In molti, appresa la notizia, hanno voluto inviare messaggi di cordoglio alla moglie Ebe e al fratello Giuseppe, entrambi molto noti nel paese del Tau e a Montecarlo, luoghi dove Paolo ha insegnato.
Così lo ricorda il sindaco di Altopascio, Sara D’Ambrosio: “Paolo me lo ricordo dai tempi della scuola. Anche io, come credo abbiano fatto molti altopascesi, ho ricevuto l’aiuto con i compiti a casa da Ebe, sua moglie, che mi ha insegnato ad apprezzare le materie umanistiche. Paolo appariva con la sua voce rassicurante, si fermava a chiacchierare, sempre riservato, indaffarato. Paolo, il prof: anche lui, come Ebe, così impegnato, così curioso, con gli occhi e le orecchie sempre rivolti a chi aveva più bisogno e ai giovani, al futuro. Oggi Paolo ci ha lasciati e io vorrei abbracciare forte Ebe. E con lei allargare il mio abbraccio a Giuseppe, il fratello di Paolo, e a tutta la famiglia Dal Canto”.
Queste le toccanti parole della nostra collega Rebecca Del Carlo, che di Paolo è stata allieva: “Era il 2008, forse il 2007, ero alle scuole medie. Il professor Dal Canto arrivò un lunedì, accompagnato dalla mia professoressa di lettere e ci disse che la nostra classe avrebbe partecipato ad un laboratorio di poesia, diretto da lui stesso. “Poesia?”, pensai, le poesie le leggevo sui libri, a fatica e non avevo mai pensato di poterne scrivere una. Quei lunedì non volevo andare a scuola perché avevo paura: da piccola quando mi sentivo in difficoltà scappavo sempre. Invece quel professore era dolce, attento e il secondo giorno mi disse: “Su via! Un po’ di coraggio, scrivi!” “Ma non so cosa…” “Quello che ti viene andrà benissimo”. Così io scrissi. Scrivevo la rabbia quando ero arrabbiata, la tristezza quando ero triste, la notte, il buio, la danza. “Sei brava”, mi disse un giorno. Però mi stava antipatico perché leggeva sempre le mie poesie davanti a tutti. Dopo sono arrivati i concorsi e le vittorie anche: “Ma io non ho partecipato a nessun concorso”, dicevo. E la preside: “Il professor Dal Canto ha selezionato alcune delle tue poesie e le ha inviate”. Io mi vergognavo: occhialini, a testa bassa. Alla premiazione mi rifiutavo sempre di leggere davanti a tutti e alla fine qualcuno leggeva per me. Ero piccola e non me ne rendevo mica conto, non capivo quello che quel professore magrino mi stava insegnando con tutte le forze, lottando con quel mio carattere così tanto duro e ostinato. Mi stava insegnando a crederci, a non sentirmi inadeguata e mi ha fatto capire che c’è un mezzo molto più nobile del puntare i piedi per esprimere se stessi, che ognuno ha il suo e che il mio é la scrittura. Alla consegna del diploma di terza media mi disse: “Non devi sempre andare contro quello che sei. Sei dura con tutto ma io una cosa l’ho capita: quando scrivi fai parlare il cuore. Non ne ho lette tante di cose così tra i tuoi coetanei. Non lo so cosa diventerai o cosa ti riserverà la vita, ma, in nome di tutti questi anni di mestiere ti dico: scrivi!”. Non lo so se la scrittura mi porterà da qualche parte, se sono brava. Quello che so è che lui è stato il primo a credere in me. Ti penserò ogni tanto e magari, scriverò! Ciao prof e grazie!”.