
Annullato anche il secondo sequestro probatorio di beni e documenti all’interno delle indagini sull’ex manager della Conte of Florence Valrio Lusini, indagato per le ipotesi di bancarotta fraudolenta e distrazione fondi. Il primo sequestro, operato dalla Procura lucchese era stato annullato dalla Cassazione nei mesi scorsi, ora gli ermellini hanno annullato anche il secondo che era stato richiesto dalle autorità bulgare ai colleghi di Lucca.
Con ordinanza del 22 marzo del 2019 il tribunale di Lucca, infatti, aveva rigettato l’istanza di riesame avverso l’ordine europeo d’indagine finalizzato a perquisizione e sequestro probatorio emesso dal procuratore della Repubblica al tribunale di Lucca in data 14 settembre 2018 contro Valerio Lusini, indagato per il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione relativa alla compravendita del marchio di commercio Conte of Florence. A novembre poi la procura lucchese aveva emesso un secondo decreto di sequestro probatorio. Le indagini proseguono ma entrambi i sequestri sono stati annullati con rinvio dalla suprema corte di Cassazione. L’iter procedimentale del tribunale lucchese del riesame non è stato giudicato corretto dagli ermellini, che hanno quindi chiesto un nuovo esame della vicenda, più approfondito e meno carente.
Un secondo round a favore della difesa, dunque, in questa delicata e complessa inchiesta. Nuovi sviluppi, quindi, all’interno delle indagini sulla Conte of Florence, la nota società di abbigliamento, con sede legale ad Altopascio, fallita lo scorso anno e attualmente in regime di esercizio provvisorio sotto curatela e nuovo amministratore delegato per cercare di salvare e rilanciare l’azienda e i quasi 200 posti di lavoro. La magistratura, sia quella bulgara e sia quella lucchese, sta indagando sul fallimento, ipotizzando reati di bancarotta fraudolenta e distrazione fondi.
La società di abbigliamento era stata ceduta a un’altra società bulgara, negli anni passati, la Pentacompany con sede a Sofia, ma tale cessione, anche dagli stessi giudici fallimentari era stata ritenuta fittizia e con l’unico scopo di mettere in sicurezza il marchio da un nuovo fallimento. Da qui l’inchiesta della procura lucchese che aveva sentito e interrogato l’ex amministratore Massimo Tassinari e l’ex manager Valerio Lusini. Nel novembre dello scorso anno la guardia di finanza, su ordine degli inquirenti lucchesi, aveva proceduto a due perquisizioni nella sede fiorentina della ditta sequestrando il primo giorno alcuni pc e telefoni aziendali e il secondo giorno altra merce e documentazione di vario genere e tipo. Nel 2015 il marchio venne ceduto al prezzo di 1,3 milioni alla società bulgara. Una cessione con riserva del diritto esclusivo del marchio per i mercati esteri (quelli maggiormente redditizi) mentre per quello italiano aveva ottenuto l’uso esclusivo e gratuito sino al 2017 e con royalty dell’1 per cento del fatturato annuale sino al 2018. Per gli inquirenti queste vicende meritavano approfondimenti giudiziari. Specie visto che nel 2017 l’agenzia delle entrate aveva accertato, sempre secondo l’accusa, che la società bulgara era in realtà una scatola vuota, non aveva consistenza e le gestione del marchio sui mercati esteri era in realtà svolta comunque dalla Conte of Florence.
Queste, almeno, le ipotesi accusatorie. Le indagini intanto proseguono.
Vincenzo Brunelli