
Ci sono anche lucchesi tra i truffati nell’acquisto di pacchetti d’investimento autorizzati e con rendimenti fuori da ogni logica di mercato, gestiti, secondo gli inquirenti da una società e dai tre gestori dei relativi social network, online dal febbraio di due anni fa. Attraverso questo canale, sostengono i militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Caltanissetta, che ha coordinato l’indagine su scala nazionale, si proponeva anche di vendere e comprare beni attraverso la loro piattaforma informatica sfruttando la buona fede dei commercianti accreditati.
Lo stesso social prometteva inoltre guadagni per gli utenti registrati, da realizzare sia attraverso la condivisione di immagini e video, sia attraverso la sola partecipazione attiva al social stesso (post, commenti e like). I finanzieri, ricostruendo le modalità di commercializzazione di pacchetti d’investimento non convenzionali, hanno accertato decine di truffe nei confronti di ignari investitori a cui veniva promessa, in tempi limitati ed a fronte di un investimento iniziale minimo, una remunerazione elevatissima.
Le truffe, commesse su tutto il territorio nazionale, sono state attuate attraverso il cosiddetto ‘sistema Ponzi’ (conosciuto anche ‘piramidale finanziaria’), uno schema finanziario in cui non si effettua alcuna attività economica reale di investimento, né diretta, né indiretta, e in cui i rendimenti promessi si ottengono sostanzialmente dall’utilizzo del denaro offerto dall’ingresso nella struttura di nuovi affiliati. Tre gli indagati, responsabili di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, in quanto mai autorizzati, da parte della Consob, alla commercializzazione di strumenti finanziari.
Inoltre, stando all’accusa, hanno coniato, senza le previste autorizzazioni della Banca d’Italia, una moneta completamente in oro, utilizzata per l’acquisto di beni sulla piattaforma commerciale del social o per la remunerazione degli investimenti. Gli stessi sono stati anche denunciati per autoriciclaggio, in quanto il profitto delle truffe perpetrate ai danni degli utenti ed investitori è stato reimpiegato nell’attività della società Amicopolis che secondo gli inquirenti avrebbe gestito il giro. Le indagini hanno permesso di definire la posizione di 19 truffati (residenti nelle province di Caltanissetta, Trapani, Reggio Calabria, Lucca e Asti) che risultano aver investito un importo complessivo di 528mila euro, senza ottenere la restituzione del capitale, oltre alla remunerazione promessa.