
Accordo segreto e patto di non belligeranza tra società che operano nel settore della distribuzione automatica e semiautomatica di alimenti e bevande, il Consiglio di Stato conferma l’impianto accusatorio dell’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) che nel 2016 e nel 2017 aveva sanzionato 15 ditte incriminate (nessuna di loro del territorio di Lucca, qualcuna con filiali a Viareggio e Altopascio) di aver violato le norme sulla concorrenza. Alcuni appalti pubblici e affidamenti privati che erano rientrati nel procedimento dell’Agcm e nel processo della giustizia amministrativa rientravano nel territorio di Lucca, tra città e Comuni limitrofi.
Ora i giudici di Palazzo Spada hanno dato ragione alle attività istruttorie dell’antitrust e alle sanzione comminate a tutte le aziende coinvolte nello scandalo degli accordi per controllare il settore in Toscana e altre regioni italiane. I giudici hanno solo ridimensionato le multe per alcune società coinvolte. Nel mirino dell’antitrust mail e incontri segreti che avrebbero portato all’accordo tra le società per controllare numerosi appalti pubblici e affidamenti privati.
Le società operano in tutta Italia, ma nessuna ha sede a Lucca, e tra le gare monitorate sono finiti anche alcuni bandi e affidamenti per servizi da offrire in città e in lucchesia. L’accordo tra le parti, per l’Antitrust e per il Consiglio di Stato, manifesta un evidente obiettivo anticoncorrenziale anche alla luce del contesto economico in cui si inserisce. Le parti, infatti, rappresentano i principali operatori a livello nazionale e in ogni ambito locale in cui sono storicamente operativi.
“La spartizione della clientela e del mercato – scrive il Consiglio di Stato – ha costituito per le parti lo strumento con il quale preservare le proprie quote di mercato e la propria redditività, sterilizzando i rischi della reciproca concorrenza. In questo modo, peraltro, i clienti e i consumatori sono stati privati dei benefici derivanti dalla concorrenza che le Parti avrebbero potuto esercitare le une nei confronti delle altre. Ciò è, poi, particolarmente vero per i clienti che vengono scambiati tra le parti, secondo i meccanismi sopra descritti, i quali sono, così, isolati da una vera dinamica competitiva e non beneficiano del libero esplicarsi del gioco della domanda e dell’offerta”.
L’autorità antitrust aveva adottato, all’esito del procedimento, la delibera 8 giugno 2016, con la quale era stata accertata la esistenza di una intesa segreta, unica, complessa e continuata posta in essere dalla imprese sopra indicate nel settore del vending sull’intero territorio nazionale o sua una parte rilevante di esso, tra cui la Toscana e la Lucchesia. Tale ipotesi accusatoria, che ha portato a sanzioni per decine di migliaia di euro per ciascuna ditta, ha trovato ora conferma anche nella sentenza del Consiglio di Stato del 5 agosto scorso, che ha solo diminuito la percentuale di alcune multe per alcune società finite nella corposa e complessa inchiesta.
Vincenzo Brunelli