Emergenza abitativa, Lucca al quarto posto in Toscana

10 settembre 2019 | 12:23
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Emergenza abitativa, Lucca al quarto posto in Toscana

Il ministero dell’interno ha pubblicato a luglio scorso gli ultimi dati sugli sfratti di immobili ad uso abitativo, confermando la forte emergenza legata al settore. Il dato che si evince dai numeri che riguardano la Toscana (dati del ministero dell’interno sul 2018 in confronto al 2017) è quello di un fenomeno che si estende a tutti i comuni delle province, in particolare nelle aree dove la crisi economica e il numero di licenziamenti e cassa integrazione si sono fatti sentire con maggiore drammaticità. Ma soprattutto nelle città d’arte e turistiche, interessate dal problema degli affitti indirizzati ormai al turismo.
Firenze e provincia è la prima città, con 1015 nuove convalide di sfratto, 3494 richieste di esecuzione, 715 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Lucca si piazza al quarto posto Lucca, con 344 convalide di sfratto, 432 richieste di esecuzione e 300 sfratti già eseguiti con forza pubblica.

A livello nazionale, i provvedimenti esecutivi di rilascio di immobili emessi nel solo anno 2018 ammontano in totale a 56140 di cui: 4855 per necessità del locatore; 1995 per finita locazione; 49290 per morosità. “Quindi l’88 per cento di sfratti sono decretati per morosità – dicono Maurizio Brotini (segreteria Cgil Toscana), Laura Grandi (segretaria Sunia Toscana) e Simone Porzio (Dipartimento politiche abitative Cgil Toscana) – Un numero folle”.
Negli ultimi 4 anni il numero complessivo di sfratti sentenziati è pari a 260728, di questi ben 231022 sono per morosità.  Sempre negli ultimi 4 anni (2014/2018), gli sfratti eseguiti con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario sono stati 134526. Il maggior numero degli sfratti convalidati dai giudici si concentra in Lombardia (8752), Lazio (8259), Campania (6029), per arrivare alla Toscana (settimo posto) con 3848 convalide di sfratto in attesa di esecuzione. La distanza della Toscana si accorcia per quanto concerne le richieste di esecuzione della forza pubblica. Infatti, dopo la Lombardia con 38817, seguono l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Toscana è sesta con 8468 richieste . Per gli sfratti già eseguiti con la forza pubblica, la Toscana è quinta, dopo Lombardia, Piemonte e Lazio, con 2571 esecuzioni con la forza pubblica.
“Riassumendo i dati del ministero degli interni – proseguono i sindacalisti – possiamo dire che in Toscana vi sia un calo per quanto riguarda gli sfratti eseguiti con forza pubblica (19%), per quello che riguarda gli sfratti in corso (meno 20%), e per quello che riguarda le richieste di sfratto (meno 10%). Possiamo quindi cantare vittoria ed affermare che l’emergenza abitativa non è più un problema scottante per il nostro territorio? Non è proprio così. Intanto abbiamo 235 persone al mese che subiscono l’incubo dello sfratto con forza pubblica e 12.316 nuclei familiari che hanno la spada di Damocle sulla testa dell’esecuzione in corso. Quindi non sono certo numeri rassicuranti. Dopodiché gli sfratti diminuiscono soprattutto a causa del fattore X: ossia il fenomeno del turismo, soprattutto nelle città d’arte, che ha spostato gli affitti totalmente in quella direzione. Le case liberate negli ultimi anni non sono state più affittate alle famiglie, ma sono entrate nel ciclo degli affitti brevi per turisti. E a lungo andare il meccanismo non può che produrre una sola cosa: la precarietà abitativa degli inquilini residenti in affitto, in quelle realtà. E tenuto conto che la Toscana è quasi totalmente composta da città d’arte, possiamo ben capire tutta la difficoltà di chi cerca un affitto a prezzi sostenibili, mentre si trova davanti un mercato drenato dal turismo e con prezzi impazziti. Le città che hanno infatti conosciuto un trend in aumento dei prezzi delle locazioni sono proprio Firenze (prima in assoluto e non la batte nessuno) con una media di euro 11,01 al metro quadro, Pisa con una media di euro 9,97 al metro quadro, Siena con una media di 9,5 al metro quadro, Lucca con una media di euro 8,9 al metro quadro, Livorno con una media al metro quadro di euro 8,54 e via via a correre tutte le altre città. Quindi l’emergenza abitativa vera, oltre a quella composta dalle famiglie sotto sfratto, e quella delle famiglie che pagano affitti che assorbono oltre il 50 per cento dello stipendio”.
“In Toscana sono oltre 49mila le abitazioni di edilizia residenziale pubblica – è l’analisi del sindacato – e sono abitate da oltre 115mila persone. Circa 22mila famiglie toscane sono collocate nelle graduatorie comunali in attesa dell’assegnazione di una casa popolare ma allo stato attuale solo il 5% di loro troverà una risposta abitativa pubblica nel corso dei prossimi 5 anni. Si constata che, nonostante la presunta leggera ripresa economica, gli sfratti per morosità continuano ad essere una piaga inguaribile, in coppia con il nuovo fenomeno dei pignoramenti immobiliari. Le ripercussioni a livello sociale sono pesanti, con rischi crescenti di gesti estremi ed episodi cruenti e la forbice tra il reddito delle famiglie e i costi della casa, si allarga sempre di più nella nostra regione. Il canone di locazione, la rate del mutuo, i costi delle bollette e le spese condominiali arrivano ad incidere per oltre il 50 per cento del reddito delle famiglie. Il tentativo di coinvolgere risorse private per soddisfare la domanda attraverso il cosiddetto social housing si è rivelato insufficiente nei numeri ed indirizzato essenzialmente al mercato della compravendita. Gli interventi legislativi su questo, che è il fronte più caldo dell’emergenza, sono stati essenzialmente pensati per tentare di affrontare periodi di crisi acuta e non per avviare politiche abitative di più ampio respiro come l’attuale disagio abitativo imporrebbe. Governo e Regioni devono rendersi conto della situazione potenzialmente esplosiva su questo fronte. I numeri drammatici degli sfratti, delle domande inevase di alloggi popolari o di affitti insopportabili: le politiche abitative sono senza una prospettiva oramai da 20 anni, puntando sul fatto che la maggioranza degli italiani sono proprietari di alloggi. Ma le cose sono cambiate, la crisi economica ha modificato il volto della società italiana, basta fare un salto quotidianamente nelle nostre sedi sindacali. Ci sono persone che prima non vedevamo mai, l’imprenditore o il professionista, i cui redditi sono calati a picco, i pensionati proprietari di case, che non reggono più il carico delle bollette e delle spese condominiali, i giovani che hanno contratti sempre più precari e sempre più bassi, senza contare che molte persone, per vergogna, non trovano la forza di chiedere aiuto. I dati Caritas della Toscana nel 2018, ci danno un quadro terribile, dove insieme alle solite sacche di emarginazione, sono sempre più in aumento le richieste di aiuto da parte delle famiglie ‘normali’, che prima riuscivano a far quadrare i conti. E il futuro non sarà roseo”.
“Vogliamo pensare a quelle generazioni – conclude la nota – che un futuro nemmeno troppo lontano andranno da anziani in pensione con 700/800 euro? Come faranno a sostenere i costi dell’abitare, in una Paese, una regione dove ci sono sempre mano case disponibili per la locazione a famiglie (ma per affitti brevi a turisti) e sempre meno alloggi popolari, che a nostro avviso sono la soluzione e la risorsa migliore su cui un paese civile dovrebbe investire e come fanno tutti gli altri stati in Europa? Le armi messe in campo per affrontare questa battaglia del disagio abitativo, si rivelano spuntate ed inefficaci. Mancano le risorse, mancano le risorse per implementare l’edilizia pubblica, ma per ridare fiato ad un mercato privato degli affitti. Il contributo in conto affitti è’ rimasto a livello virtuale, sia a livello nazionale e locale, sono diventate delle briciole che non riescono ad incidere assolutamente (solo il Comune di Firenze ha implementato con risorse proprie questo comparto, con ottimi risultati). Eppure al momento risulterebbero l’unico strumento utile per evitare che le famiglie cadano nella morosità. E’ giunto il momento di affrontare il disagio abitativo con politiche di ampio respiro che prevedano:  un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi sociali in affitto a canoni sostenibili puntando sul recupero di aree ed edifici dismessi senza ulteriore consumo di suolo; una revisione della legge sulle locazioni che punti, attraverso contrattazione collettiva e leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta; una dotazione finanziaria certa e continuativa per permettere programmazione degli interventi e sostegno diretto agli inquilini in difficoltà”.