Stalking a sfondo sessuale al minore: condannato

16 ottobre 2019 | 18:18
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Stalking a sfondo sessuale al minore: condannato

“Ho casa libera… vieni da me… ok?”. Sembra la frase tra due persone che si amano più o meno clandestinamente. Ma purtroppo qui di amore non ce ne è. In realtà, questo è uno dei tanti messaggi, uno di quelli apparentemente più innocui, che un uomo di 25 anni al tempo dei fatti, nel 2015, aveva inviato a un bambino di appena 11 anni. Il contesto, come emerso durante le indagini coordinate dal pm Sara Polino e confermato durante il processo, celebrato con rito abbreviato questa mattina (16 ottobre) al tribunale di Lucca, è quello delle attenzioni morbose e illecite di un adulto verso un bambino. Un contesto di pedofilia che non ha dato luogo a veri e propri sfoghi sessuali sul minore solo per la resistenza del bambino.

Se ci fosse stato qualche dubbio, a chiarire il contesto, al tempo dei fatti nel 2015, ci aveva pensato l’imputato che scriveva anche messaggi più espliciti alla piccola vittima delle sue attenzioni. Così è riportato nella denuncia ed emerge nelle drammatiche indagini dei carabinieri anche sui cellulari della parti. L’imputato infatti aveva scritto alla vittima anche frasi di questo tipo: “Non dire a nessuno che a volte io e te si sta insieme… Ti ricordi che è un segreto?”. Come se non bastasse, in altri messaggi inviati al cellulare dell’undicenne, l’uomo invitava la vittima ad andare a casa sua per torturarlo oppure si informava su come lui avrebbe voluto essere torturato.
Durante il rito abbreviato, sfociato in una condanna a due anni per atti persecutori su un minore, pronunciata dal giudice Simone Silvestri, il bambino, oggi 16enne, e i suoi familiari sono stati rappresentati dall’avvocato Eleonora Romani, mentre il sostituto procuratore davanti al giudice era Salvatore Giannino che aveva chiesto una condanna a 3 anni e 2 mesi. Il giudice ha anche fissato una provvisionale a titolo risarcitorio per i danni causati al ragazzo di 10mila euro.
La vicenda comincia quattro anni fa, nel mese di luglio, a Porcari quando il piccolo 11enne finisce nella sfera di interesse del 25enne, un vicino di casa. L’uomo, con mezzi vari riesce a procurarsi il numero del cellulare del bambino, che sempre più spesso si trova intorno il 25enne: quando va a prendere un gelato con gli amici lui è in gelateria, quando va a giocare l’uomo è al parco e alla fine è sempre più presente e cerca di avvicinarlo, ma il bambino riesce sempre a respingerlo. Allora cominciano i messaggi telefonici, sempre più espliciti. Il bimbo, come emerso davanti al giudice, però, si vergogna di queste attenzioni e così decide di non dire niente ai genitori, cercando sempre di tenere a distanza il 25enne, ma la situazione gli causa sofferenza, problemi scolastici. A quel punto fa pressione sui genitori per cercare di cambiare casa. Un giorno poi, sempre nel 2015, verso l’autunno, ad accorgersi delle attenzioni insane del 25enne è un altro vicino di casa, che si rivolge ai genitori. Padre e madre parlano con il bimbo che racconta tutto. Da qui la denuncia ai carabinieri di Capannori e le conseguenti indagini coordinate dal sostituto procuratore.
Davanti al giudice, questa mattina, era rappresentata dagli avvocati anche una terza parte, presunta vittima del 25enne, cheperò si era solo costituita parte civile nel processo principale. S tratta di una bimba di 14 anni del nord Italia, anche lei finita nelle attenzioni del 25enne mentre si trovava in Egitto, in un villaggio turistico. In quel caso, stando alle indagini, vi erano stati un bacio e dei palpeggiamenti.

Gabriele Mori