Si è conclusa con sei arresti per spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione un’operazione della squadra mobile della questura di Lucca guidata da Silvia Cascino, scattata all’alba e denominata San vito. Sono finiti in manette quattro italiani e due stranieri (uno di origine rumena e uno del Marocco). tutti residenti a Lucca. Numerose le perquisizioni eseguite dai poliziotti che seguono le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Elena Leone, da qualche mese e che oggi hanno concluso, eseguendo le ordinanze, l’operazione.
L’attività è stata compiuta nel popoloso quartiere di San Vito, nella prima periferia cittadina. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti gli spacciatori, in sei, conosciuti come i ‘ragazzi di San Vito’, si rifornivano di droga, principalmente marijuana e cocaina, a Scampia e tornavano per spacciare nella zona della movida nel centro di Lucca, in particolare porta San Pietro, porta San Jacopo e porta Santa Maria. Lo spaccio funzionava anche nel loro domicilio oppure la droga veniva consegnata direttamente a casa dei clienti.
Chi non pagava veniva anche minacciato, questo il motivo per cui oltre allo spaccio a loro è stata contestata anche l’estorsione. Per 4 è scattata la misura della custodia cautelare in carcere. Nel gruppo anche una donna, la compagna del capo della banda, una 32enne di Pietrasanta, che faceva le trasferte in Campania per procurarsi la droga anche incinta al sesto mese. Ora attenderà le decisioni dell’autorità giudiziaria ai domiciliari, con il bimbo appena nato.
A finire sotto la lente della polizia sono stati il 25enne Giovanni Pennino, ritenuto il capo della banda, il 29enne Eduard Tinciu, il 27enne Manuel Marchi, il coetaneo Mohamed Barhmy. Tutti e quattro sono in carcere mentre la donna di 32 anni, Sara Lemmetti e il 26enne Maurizio Del Papa sono ai domiciliari.
Le indagini hanno preso il via a marzo quando sull’applicazione YouPol, nata originiariamente per combattere episodi di bullismo e di spaccio di stupefacenti tra i giovani. Sulla chat viene individuata una segnalazione, in forma privata, di estorsione e minacce da parte di un cittadino italiano e un rumeno, ai danni di un ragazzo di 24 anni. Gli agenti della mobile riescono ad individuare il cellulare della persona che ha segnalato l’accaduto tramite geolocalizzazione, il quadro appare immediatamente chiaro, il soggetto che ha denunciato l’accaduto stava subendo delle minacce da parte di spacciatori che da cui aveva acquistato 500 euro di marijuana.
Da questa segnalazione sono partite le indagini della sezione antidroga della squadra mobile di Lucca, guidata da Silvia Cascino, che hanno individuato alcuni soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina, marijuana e hashish, la cui attività interessa le zone di Lucca centro, in particolare porta San Maria, porta San Iacopo e le zone dei locali della movida lucchese. I pusher spacciavano, però, anche nelle loro case e nei domicili dei clienti, perché in alcuni casi la droga veniva consegnata direttamente nell’abitazione delle persone interessate.
“La struttura di questa banda non ha un ordine gerarchico ben consolidato , ome capita in molte organizzazioni criminali – spiega il dirigente della squadra mobile Silvia Cascino – non vi era un vero e proprio vertice. Ognuno dei soggetti indagati aveva la propria clientela. Tuttavia tutti i soggetti chiedevano aiuto agli altri membri della banda quando si trattava di avere a che fare con dei clienti che non volevano pagare le sostanze stupefacenti. In quel caso si arrivava addirittura all’estorsione e alle minacce”.
Tra i vertici della banda, con il ruolo di fornitore di hashish e marijuana, è finito agli arresti Giovanni Pennino (26 anni). Pennino era stato fermato il 29 marzo scorso dopo un viaggio a Napoli da alcuni parenti che abitano a Scampia. In quella occasione era stato trovato in possesso di quasi 300 grammi di hashish. Grazie ad alcune intercettazioni telefoniche la squadra mobile in una seconda perquisizione ha individuato le chiavi di una cantina dell’abitazione di Pennino dove sono stati trovati 2,5 chili di marijuana.
Subito dopo l’arresto Pennino fu giudicato in direttissima e sottoposto alla misura degli arresti domiciliari cosa che non gli ha impedito di continuare l’azione delittuosa. Anzi, immediatamente dopo aveva convocato gli altri pusher per riorganizzare l’attività di spaccio allo scopo di renderla più discreta.
A dirlo sono le intercettazioni delle telefonate di Pennino che, dopo l’arresto, cercava sempre di tenere in piedi la sua attività di spaccio. Le forze dell’ordine arrivano così ad individuare altri soggetti del sodalizio: Eduard Ionel Tinciu, rumeno di 29 anni, già conosciuto dalle forze dell’ordine per porto illegale di armi, specializzato nella spaccio di cocaina e marijuana; Mohamed Barhmy, marocchino di 32 anni che riforniva il gruppo di cocaina. Nel suo caso oggi, nell’abitazione sono stati individuati 4 panetti, per complessivi 400 grammi di hashish e 30 grammi di stupefacente – hashish e marijuana – confezionato in dosi. Per tutti e tre, questa mattina, si sono aperte le porte del carcere.
Con ruoli minori di spaccio e custodia di sostanze stupefacenti sono finiti nei guai Manuel Marchi (27 anni) e Maurizio Del Papa (26 anni), il primo in carcere, quest’ultimo attualmente agli arresti domiciliari.
Con grande sorpresa, anche una donna è finita nel mirino degli inquirenti, Si tratta di Sara Lemmetti (32 anni) compagna di Pennino e incinta di sei mesi durante la trasferta in cui la coppia ha ritirato il carico di droga nel quartiere di Scampia a Napoli. Anche la donna, madre di un bimbo piccolo si trova agli arresti domiciliari. A casa di Pennino, sul comò della camera da letto, accanto al biberon e ad altri prodotti per neonati, è stato trovato nella perquisizione di questa mattina un barattolo con la marijuana, destinata al consumo personale.
Tra le intercettazioni che la squadra mobile ha individuato, particolare risalto è dato al fatto che lo stesso Pennino e la sua banda subivano a loro volta delle pressioni e minacce da parte di chi, a Napoli, aveva venduto la partita di droga.
Sempre nell’ambito delle stesse indagini, il 28 maggio scorso era stato arrestato un uomo origini somale, perché trovato in possesso di 20 grammi di cocaina e 20 grammi di marijuana. La droga gli erano stata fornita dal Tinciu, ma gli inquirenti escludano però la possibilità che anche questo soggetto faccia parte della banda.
Ora la posizione dei sei arrestati passa alla competenza dell’autorità giudiziaria, che dovrà valutare le responsabilità dei singoli nella rete dello spaccio smantellata con l’operazione di questa mattina.
Le foto di Paolo Pinori