
Una colossale ‘frode carosello’ nel settore del commercio di materie plastiche è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Prato, che ha accertato l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 200 milioni di euro. Al termine dell’inchiesta, questa mattina (12 novembre) all’alba, sono scatti 17 arresti tra Prato, Livorno, Pistoia, Milano e Alessandria (il capo dell’associazione a delinquere, un 43 pratese residente in Slovenia, è finito in carcere, gli altri ai domiciliari) disposti dal gip del tribunale di Prato, 39 sono complessivamente gli indagati e 57 le perquisizioni domiciliari e locali eseguite, oltre che a consistenti sequestri patrimoniali. L’indagine ha coinvolto anche Josef Ferrando, imprenditore originario di Lucca ma residente a Borgo a Buggiano, che la scorsa estate si era fatto avanti per proporre l’acquisto della Lucchese. Figura tra le persone agli arresti domiciliari.
Secondo l’accusa, grazie agli eccezionali guadagni illeciti che la frode architettata (con il coinvolgimento di 26 imprese) garantiva, gli imprenditori arrestati ostentavano un alto tenore di vita tra auto di lusso e sportive, continui viaggi nei luoghi più esotici e alla moda e nei ristoranti più costosi della Versilia.
L’operazione denominata Gagaro è stata condotta dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle pratesi con la collaborazione dei colleghi di Livorno, Firenze, Pistoia, Roma, Lucca, Alessandria, Campobasso, Paderno Dugnano, in provincia di Milano, Castiglione della Pescaia, Treviglio, Falconara Marittima e Civita Castellana, per un totale di 160 finanzieri impiegati nell’attività di questa mattina. Agli arrestati è contestata a vario titolo l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, come la dichiarazione fraudolenta, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’omesso versamento di Iva e l’indebita compensazione. L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Laura Canovai, è scaturita da una verifica fiscale intrapresa dal nucleo di polizia economico-finanziaria nei confronti di una società di Prato operante nel settore del commercio di materie plastiche, in particolare polimeri – sotto forma di granuli – ricavati dal petrolio.
L’impresa pratese – pur sprovvista secondo gli inquirenti di idonea struttura imprenditoriale non avendo disponibilità di lavoratori dipendenti, depositi, magazzini ed attrezzature – nel suo primo anno di attività aveva conseguito “un rilevante ed anomalo volume d’affari”, hanno evidenziato gli investigatori, pari a quasi 20 milioni di euro, omettendo il versamento di circa 4,3 milioni di euro di Iva.
Le indagini delle Fiamme Gialle, estese ad altri personaggi di volta in volta emersi, hanno consentito di individuare e disarticolare un’associazione a delinquere operante a Prato, Livorno, Pistoia ed in altre località, dedita da circa sei anni a ripetute ‘frodi carosello’.
Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, uno dei principali canali di vendita ed immissione nel mercato dei polimeri è risultata una società di capitali di medie dimensioni con sede a Livorno, “dallo straordinario start up”, come lo hanno definito gli inquirenti, capace di vendere oltre 25 milioni di euro di materie plastiche in meno di tre anni.
Nutrendo sospetti sull’origine fraudolenta dei grandi quantitativi commercializzati, il nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf Livorno aveva già avviato indagini per accertare l’effettiva provenienza dei polimeri, riscontrando le stesse anomalie individuate dai colleghi di Prato, con i quali sono state poi condivise le risultanze investigative così da contribuire alla completa ricostruzione del contesto illecito.
La frode sarebbe stata realizzata secondo due differenti modalità, ovvero attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture soggettivamente ed oggettivamente inesistenti. Le imprese coinvolte sono complessivamente 24, di cui 6 ‘fornitrici’ con sede all’estero, 12 ‘cartiere’, 3 ‘filtro’ e 3 ‘rivenditrici’.