Ammazzata e chiusa in sacco: arrestato il compagno

22 novembre 2019 | 10:48
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Ammazzata e chiusa in sacco: arrestato il compagno
Ammazzata e chiusa in sacco: arrestato il compagno
Ammazzata e chiusa in sacco: arrestato il compagno

L’ha uccisa nel box del cantiere dove lavorava saltuariamente. Colpendola con una mazzetta da manovale. Poi le ha premuto contro il cranio fracassato un cuscino, forse nel maldestro tentativo di fermare l’emorragia che ha ucciso la sua compagna. La vittima è Chiara Corrado, 40 anni, di San Giuliano Terme, per qualche tempo trasferitasi a Saltocchio.
Dopo avere ucciso la donna l’ha avvolta in un sacco di cellophane – le mani legate – e le ha annodato al collo una fune con la quale l’ha trascinata. Probabilmente servendosi di un mezzo edile ha condotto poi il cadavere in una roulotte affittata da un conoscente con una scusa e l’ha chiusa dentro con un lucchetto. È questo il film, ipotizzato dagli inquirenti, per l’omicidio scoperto, a qualche mese di distanza, in un campo desolato lungo la via Aurelia a Torre del Lago, domenica scorsa (17 novembre).
L’autore del femminicidio, secondo i carabinieri che lo hanno arrestato nella notte a San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza, a casa del fratello, è il compagno della vittima, Graziano Zangari, 46 anni, originario della zona e operaio edile, attualmente disoccupato dopo essere stato licenziato dal titolare del cantiere dove, per l’accusa, avrebbe ucciso per motivi di gelosia, forse legati alla droga, la sua fidanzata. 

Al pm della procura di Paola che l’ha interrogato in carcere, su delega del sostituto procuratore di Lucca, Aldo Ingangi, titolare dell’inchiesta che in pochi giorni ha chiuso il cerchio sul giallo, Zangari avrebbe confessato di aver ammazzato la compagnia. Un delitto, secondo gli inquirenti, maturato in un clima di disagio, fatto di alloggi di fortuna, lavori saltuari e uso di stupefacenti.
Un dramma che ha ancora una volta come vittima una donna vissuta negli ultimi anni ai margini della società e di cui nessuno aveva ancora denunciato la scomparsa. Una vita difficile, quella di Chiara Corrado, ricostruiscono gli inquirenti. Fatta anche di qualche inciampo, come qualche anno fa, quando finì nei guai per un furto. Già allora, quando la donna viveva in un alloggio temporaneo nel morianese, Graziano Zangari era nella sua vita. Ma il rapporto tra i due, secondo i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Lucca e quelli della compagnia di Viareggio che hanno coordinato le indagini, si era deteriorato da tempo. Era rimasto un legame, tanto da spingere Chiara a seguirlo e a vivere con lui, anche negli ultimi tempi. Sistemati in un container, all’interno del cantiere dove il loro rapporto avrebbe avuto un epilogo drammatico.
I TEMPI DELL’OMICIDIO. Un delitto che si sarebbe consumato tra la fine di luglio e la metà dell’agosto scorso, secondo gli inquirenti che contestano a Zangari, oltre all’omicidio aggravato, anche l’occultamento di cadavere. Di questo, sospettano gli inquirenti, voleva disfarsi definitivamente. Per nasconderlo e studiare il modo di farlo sparire, aveva chiesto in affitto ad un conoscente, totalmente estraneo ai fatti, la roulotte dove poi aveva chiuso il cadavere. Abbandonando il mezzo, chiuso con un lucchetto, in una proprietà privata, con la scusa che sarebbe tornato, dopo le ferie, a recuperare i suoi effetti personali. E invece, è sempre la ricostruzione dell’accusa, se ne era andato a Cosenza, dal fratello ignaro di tutto. Lì dove è stato arrestato svolgeva una vita appartata, senza lavorare. A Torre del Lago, dove nel frattempo il datore di lavoro lo aveva licenziato, non ha fatto più ritorno. Ma gli inquirenti credono che stesse progettando di tornare per disfarsi del cadavere. Non ha fatto in tempo.
LA SVOLTA. La svolta nelle indagini sul femminicidio è arrivata quasi subito grazie anche all’esame di quel che restava nel cadavere da parte del medico legale, che nei prossimi giorni effettuerà l’autopsia. È stato un tatuaggio, evidente sul corpo della vittima, a permettere agli inquirenti di identificare la donnam che era stata fotosegnalata quando era stata accusata di furto qualche anno fa. A quel punto, già nella serata di domenica i sospetti si sono concentrati sul compagno, che è stato messo sotto controllo dai carabinieri.
L’ARRESTO. A notte fonda è arrivato il blitz nell’abitazione del fratello del 46enne accusato del delitto: i carabinieri hanno trovato e hanno sequestrato anche la chiave di un lucchetto che potrebbe essere quella con cui Zangari aveva chiuso la roulotte dell’orrore.
LA SCENA DEL DELITTO. Ma non è lì, secondo l’accusa, che Chiara sarebbe stata uccisa. Il delitto sarebbe avvenuto nel box da cantiere utilizzato da Zangari per cambiarsi finito il turno di lavoro. Nei pressi, in un sacco di plastica, i carabinieri hanno trovato anche un cuscino insanguinato, che – è l’ipotesi – forse è stato usato dal presunto killer per tamponare l’emorragia al lobo temporale destro dove la vittima è stata colpita a morte.
LO SPOSTAMENTO DEL CADAVERE. E’ stato a quel punto che Zangari, dal cantiere lungo la ferrovia a Torre del Lago, ha spostato il cadavere della donna, fino alla roulotte, usando una corda, legata attorno al collo della vittima. Poi le ha legato attorno al corpo il cellophane, fissandolo con del nastro adesivo e chiudendo il cadavere dentro la roulotte.
IL RITROVAMENTO. Da quel momento sono passati mesi. Zangari non si è più fatto vedere, ma con il proprietario della roulotte era in trattative per acquistare il mezzo. Forse voleva completare l’opera, sospettano i carabinieri. I proprietari del terreno, invece, si erano lamentati per i cattivi odori ma lui si era giustificato spiegando di aver lasciato all’interno del pecorino. Nessuno, fino a domenica scorsa, ci ha voluto vedere chiaro. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, è stato evidente che qualcosa di terribile era stato compiuto.