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Attentati incendiari, imputato in aula: “Volevo colpire Eni e Casapound”

10 dicembre 2019 | 20:24
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Attentati incendiari, imputato in aula: “Volevo colpire Eni e Casapound”

Mauro Rossetti Busa si scaglia contro Barsanti: “Ci rivedremo ancora”

Processo per gli attentati nelle vicinanze della sede di Casapound e al distributore Eni di Sant’Anna, l’imputato ammette in aula le sue responsabilità e gli obiettivi del suo gesto durante l’interrogatorio da parte della Dda di Firenze.

Mauro Rossetti Busa, 61 anni, per i giudici sarebbe infatti il responsabile degli attentati incendiari del mese di febbraio dello scorso anno ed è sotto processo, in corte d’Assise, per incendio doloso e atti di terrorismo. Stamattina (10 dicembre) durante l’esame a cui ha accettato di sottoporsi l’uomo avrebbe ammesso di aver inteso colpire Casapound per gli orientamenti politici e l’Eni per i danni ambientali che, a suo dire, la società compirebbe in tutto il mondo.

Dopo aver risposto alle domande dell’accusa avrebbe anche proseguito nella sfida al consigliere comunale Fabio Barsanti che a seguire è stato ascoltato in aula. Frasi minacciose che non sono nuove all’imputato che prosegue a professare il suo odio e la sua rabbia contro Casapound e i suoi esponenti come nelle scorse udienze. “Nessuno mi fermerà e quando uscirò dal carcere proseguirò la mia missione”, queste sostanzialmente le frasi utilizzate prima dell’ultimo avvertimento a Barsanti: “Ci rivedremo ancora”.

Insomma un’udienza convulsa e concitata che ha lasciato sgomenti i presenti. Mauro Rossetti Busa ha collezionato denunce e arresti in serie tra le province di Lucca e Firenze. Proprio a Firenze, nel marzo del 2004, fece scalpore il suo violento attacco a un pubblico ministero durante l’udienza di un processo: “Ti mando un pacco-bomba, la prossima sarà per te e per questi sbirri”, disse alludendo all’invio, il giorno precedente, di una busta esplosiva al sindaco di Firenze. Nel 2007 fu poi condannato a cinque anni per incendio doloso e per la detenzione e fabbricazione di esplosivi. Dopo essersi fatto notare per altre scorribande, compresa una rapina nel dicembre del 2017 che gli era costata i domiciliari, intorno alle 21 del primo di febbraio del 2018 ha dato l’assalto a due obiettivi considerati simbolici: un distributore Eni, la multinazionale è da tempo nel mirino degli anarchici per le attività all’estero, e un palazzo nelle vicinanze della sede di Casapound. Poche ore sono bastate agli agenti della Digos, agli ordini del dirigente Leonardo Leone, per arrivare a lui e far scattare le manette, anche perchè l’uomo era appunto agli arresti domiciliari. Prossima udienza il 17 gennaio del prossimo anno.