Sciano vestiti da Ss nei luoghi dell’eccidio, “prosciolti” due studenti di Lucca

19 febbraio 2020 | 12:51
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Sciano vestiti da Ss nei luoghi dell’eccidio, “prosciolti” due studenti di Lucca

Per il gip di Bologna non è stato commesso alcun reato

Sciavano, con il sorriso scolpito sul volto e scherzando. Pronti per essere immortalati dalla macchina fotografica mentre indossavano le divise delle Waffen Ss, la milizia di Hitler. Ma non in un luogo qualsiasi, ma sulle montagne di Lizzano in Belvedere, a Vidiciatico, dove il 27 settembre del 1944 i nazisti fucilarono 28 persone, compresi donne e bambini.

Un caso avvenuto un anno fa che suscitò immediate reazioni di condanna e una delicata indagine della Digos che a Lucca denunciò due giovani studenti, D. P., 22 anni, e O.A.R., 20 anni, nato in Romania ma residente in città da molti anni. Entrambi ritenuti vicini dalla polizia agli ambienti di estrema destra, erano stati indagati dalla procura di Bologna – dove la rievocazione nazista si è svolta – con l’accusa di apologia di terrorismo o crimini contro l’umanità. Il gip del tribunale di Bologna, Grazia Nart ha tuttavia archiviato il caso per entrambi i lucchesi.

Secondo il giudice infatti “la condotta degli imputati – si legge nel decreto di archiviazione -, per quanto riprovevole e astrattamente volta ad ingenerare provocatoriamente un sentimento reazionario e di imitazione dei crimini nazisti”, non sarebbe tale da spingere alla commissione di delitti.

I giovani stessi, infatti, in fase di interrogatorio, avevano spiegato di essere appassionati di storia e di stare girando riprese e scattando fotografie per un documentario sulla seconda guerra mondiale.

Nessuno di loro due ha precedenti penali, e solo a casa di uno di essi gli uomini della Digos, diretti dal vice questore Leonardo Leone, hanno trovato divise come quelle utilizzate per la rievocazione – emersa grazie al clamore suscitato dalle foto postate sui profili facebook di alcuni dei 5 organizzatori e altri simpatizzanti, residenti oltre che a Lucca a Torino, Firenze, Verona e Varese. In casa lo studente lucchese aveva anche vari gadget a tema. Nelle perquisizioni svolte in queste città, gli agenti avevano infatti sequestrato, su disposizione del pm di Bologna, Antonio Gustapane, berretti, spille ed adesivi, con simboli nazisti (aquile, svastiche) ed armi giocattolo. Era stata consegnata la replica da soft-air di un fucile mitragliatore modello Mp40, con cinghia in cuoio e tappo rosso sul vivo di volata  utilizzata a Lizzano in Belvedere.

Ma tutto questo non prova, secondo il gip che le rievocazioni messe in atto dal gruppo “vadano oltre la rappresentazione scenica”. Le loro finalità – come risulterebbe anche dall’esito delle indagini – erano “essenzialmente storico divulgative”, scrive il gip, ricordando che tutti gli indagati risultavano vicini ad ambienti di estrema destra. Secondo il giudice, inoltre, “la presenza degli indagati con indosso i vestiti delle Ss in una zona particolarmente colpita dalle gesta criminali nazi fasciste nella giornata della memoria non appare capace in concreto di determinare in altri un sentimento di approvazione o di emulazione per i crimini nazi fascisti tale da indurre a commettere reati della stessa indole”.

“Finalmente – commenta l’avvocato Emanuele Fusi, il difensore di uno dei due lucchesi coinvolti – si è fatta giustizia su una vicenda grottesca, che aveva finito per trasformare in mostri, dei semplici ragazzi e persone che stavano solamente facendo un album fotografico in ambito di rievocazione storica attinente alla seconda guerra mondiale, senza alcuna finalità di esaltazione dei crimini di guerra. Questo dovrebbe servire da lezione anche a chi ha strumentalizzato il caso per fini politici, agitando lo spauracchio del nazi-fascismo redivivo”.

Un terzo indagato, un 24enne di Verona, era stato denunciato anche per il possesso di armi e munizioni da guerra che aveva in cantina (sei cartucce inesplose per fucile e una bomba a mano inerte). Gli altri due finiti nei guai erano un trentenne che abita a Firenze e un uomo di 56 anni di Varese.

A Lucca, uno dei due indagati, nel consegnare le divise aveva voluto mostrarne storia e significato agli investigatori. Divise delle truppe di montagna delle Ss, Edelweiss, come la pagina Facebook realizzata e poi chiusa per queste ‘rievocazioni storiche’, dal nome rivelativo: Project Swartze Edelweiss.

Nei guai oltre ai due lucchesi erano finiti altri tre giovani coetanei residenti fuori provincia e indicati come gli organizzatori della rievocazione. L’indagine era nata per il clamore che ne era seguito, e per il post di condanna da parte di un consigliere regionale del Pd che aveva stigmatizzato quanto avvenuto. La procura di Bologna aveva quindi aperto un’inchiesta, delegando le indagini alla polizia e quindi alla Digos di Lucca, per quanto riguarda i due lucchesi.