Quiriconi: “Medici in prima linea a mani nude e ancora senza protezioni”

Il presidente dell’Ordine di Lucca: “Mancano posti letto e i tagli che denunciavamo da anni ora sono un problema da affrontare”
Sono in prima linea in questa emergenza, costretti a turni massacranti e esposti al rischio di contagio. I medici della Lucchesia chiedono ascolto e lo fanno attraverso la voce di Umberto Quiriconi, presidente dell’Ordine.
“Prendo spunto da numerose comunicazioni di colleghi che mi segnalano la difficoltà, la fatica e talvolta anche preoccupazione nella gestione di una situazione difficile e confusa quale quella attuale dove i vari esperti e politici di turno danno messaggi talora contrastanti – afferma – ed una miope, macchinosa organizzazione sanitaria si muove con tempistiche ben lontane dalla velocità di propagazione del virus”.
“Ancora una volta – aggiunge – gli ordini dei medici non sono stati chiamati per fronteggiare questa emergenza, ma tali enti (pubblici e sussidiari dello Stato peraltro), operanti per di più con spirito di volontariato, sarebbero senza dubbio capaci quantomeno di fornire appropriate consulenze, capillarizzare le varie disposizioni pubbliche e dare regole applicative maggiormente rispondenti alla vita reale, sempre coerenti con l’epidemiologia, la clinica, la prevenzione”.
“E’ mancato – sottolinea – e manca ancora una volta l’ascolto di una categoria di professionisti che da tempo lamenta l’assenza di una vera politica sanitaria proiettata nel futuro, non impostata sul qui ed ora, ma rispondente alle effettive esigenze della società”.
“Quante volte – va avanti – abbiamo lamentato la mancanza di posti letto che sono stati tagliati senza regole plausibili, ma esclusivamente su logiche finanziarie, quante volte abbiamo denunciato la chiusura di reparti secondo criteri assolutamente opinabili”.
Ma le lamentele non finiscono qui:
Senza un minimo di programmazione efficace sono stati bloccati concorsi ed assunzioni, non è stata organizzata una appropriata pianificazione della formazione dei professionisti, così ora ci troviamo in una situazione di emergenza in carenza di specialisti e medici di famiglia; del pari c’è stata una incapacità nell’individuazione dei veri bisogni di salute dei cittadini.
“Tutto questo lo stiamo denunciando da anni – ricorda Quiriconi – ora i nodi vengono al pettine e si chiudono i cancelli quando i buoi sono scappati (o stanno scappando). Ma, nonostante tutto, nonostante siamo spesso sbattuti in prima pagina per il minimo presunto errore, siamo qui, in prima linea, in ospedale e sul territorio, a tentare di arginare il contagio, in solitudine, a mani nude, contro un nemico invisibile, pericoloso per i cittadini e per noi stessi che abbiamo il preciso diritto-dovere di proteggerci per tutelare al meglio i nostri assistiti ed invece non abbiamo ancora il minimo dei presidi di protezione individuale”.
“Adesso che i nodi sono venuti al pettine – dice Quiriconi – piovono i pubblici ringraziamenti e gli encomi che odorano più di piaggeria che di reale gratitudine e francamente non ci interessano dato che questo è semplicemente il nostro dovere; piuttosto sarebbe opportuno di qui in avanti maggior solidarietà, ascolto e rispetto per la categoria e, una volta spenti i riflettori su questa vicenda, ristabilire una giusta scala di valori”.