In prima linea e a rischio contagio, il commercio incrocia le braccia

Dipendenti dei supermercati chiedono una maggiore sicurezza e più garanzie per il loro lavoro
In prima linea nell’emergenza coronavirus ci sono anche loro: commesse e dipendenti dei supermercati e degli alimentari. Domani (29 marzo) sarà ancora sciopero per le lavoratrici ed i lavoratori delle realtà del commercio in Toscana: lo hanno indetto Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.
“Questi lavoratori e queste lavoratrici non sono irresponsabili – spiegano le sigle – Sono assolutamente consapevoli del ruolo che hanno e del presidio essenziale che rappresentano. I supermercati sono attività essenziali, ma i bisogni di chi ci lavora non sono affatto essenziali, a quanto pare. Questi lavoratori e queste lavoratrici vogliono solo, in mezzo alla pandemia da coronavirus, poter lavorare in sicurezza”.
“I supermercati – aggiungono i sindacati – possono essere luoghi di contagio (ormai è acclarato) e allora cosa si aspetta a intervenire pretendendo che si chiudano almeno un giorno per sanificarli, interamente, ovunque, non solo negli spazi accessibili ai clienti, ma anche ai locali in cui ci si ferma per un caffè, per la pausa? Alla paura si aggiunge il sentimento ormai diffuso tra lavoratrici e lavoratori che, anche in pandemia, il profitto la faccia da padrone. Se di servizio essenziale si tratta, che lo si gestisca come tale e al personale addetto sia garantito un adeguato livello di sicurezza. Perché non destinare a lavoratori e lavoratrici dispositivi di protezione adeguati? Dove sono, in diversi supermercati, mascherine, occhiali e tute? Perché non imporre un accesso a questi luoghi realmente contingentato?”.
“E’ pensabile che ancora non ci sia un intervento omogeneo – si chiedono le sigle -, uguale per tutti, sulle modalità e sui tempi di come si fa la spesa? Fare la spesa non è fare una passeggiata. Ci sono utenti dei supermercati che vi accedono per acquistare un sacchetto di mele, che salutano la cassiera chiedendo l’ora di chiusura per poter tornare nella stessa giornata. Noi diciamo che ci possono essere strumenti per controllare quante volte si va a fare la spesa. Perché non prevedere personale che solleciti la clientela, una volta entrata nel supermercato, a mettere nel carrello l’essenziale? Quanto tempo deve ancora passare perché si capisca che indugiare tra gli scaffali, soffermandosi a scegliere un formato di pasta, crea assembramento e rischio di contagio?”.
“Cosa chiediamo e cosa proponiamo? Occorre potenziare i servizi di spesa a domicilio, occorrecontingentare gli orari e le giornate di apertura, occorre maggior ordine dentro e fuori (dove si formano lunghissime file) ai supermercati. Su questo interroghiamo ancora istituzioni locali, prefettura, governo. Occorrono inoltre dispositivi di protezione individuale per tutti i lavoratori e le lavoratrici, occorrono sanificazioni dei luoghi di lavoro. Occorre infine intervenire su come la gente fa la spesa, serve più respionsabilità: non si devono creare assembramenti, non si deve tornare più volte la stessa giornata o in giorni ravvicinati, non si deve andare al supermercato solo per comprare poche cose, insomma non si deve usare l’uscita al supermercato come scusa per fare una giratina. Domani sarà sciopero ma non finisce lì. Se continueranno a non ascoltarci la mobilitazione continuerà”.
“Dall’inizio dell’emergenza Covid19 stiamo denunciando l’enorme difficoltà in cui lavorano tutti gli addetti del settore: dai ritardi nel mettere in atto tutte le procedure di sicurezza, ai ritardi o ad una errata interpretazione sulla e della gestione dei flussi dei clienti da parte di alcune aziende”, dicono Sabina Bigazzi di Filcams Cgil, Giovanni Bernicchi di Fisascat Cisl e Roberto Pacini di Uiltucs.
“A questo – proseguono – si aggiunge l’enorme stress, tensione, e paura dei lavoratori che sanno di essere sottoposti a grande rischio anche e soprattutto per l’irresponsabilità di tante troppe persone che usano il supermercato come luogo di incontro e/o come pretesto per fare due passi. Le aziende continuano ad effettuare vendite come se fosse la settimana prima di Natale”.
“I supermercati rischiano così di diventare la frontiera del contagio – affermano -. Perciò occorre: da una parte imporre limitazioni alla popolazione su dove andare ed ogni quanto tempo e su quante persone per nucleo familiare, dall’altra limitare gli orari di apertura e chiudere le domeniche ed i festivi per consentire il recupero psicologico e morale a lavoratrici e lavoratori che altrimenti rischiano di cedere allo stress, e comprensibilmente”.
“Tenere aperto sempre – concludono -, come qualcuno teorizza, non fa che incentivare pretesti o comportamenti irresponsabili di tanta, troppa popolazione. Se di servizio di pubblica utilità si parla, come tale deve essere trattato”.