Coppia lucchese bloccata in Myanmar: “Vogliamo tornare in Italia o che sia garantita la nostra sicurezza”

Federico e la compagna Katrina cercano soluzioni dal 14 marzo scorso: “Iniziamo ad avere paura”
Dopo il caso delle due ragazze bloccate in Laos per l’emergenza coronavirus ne emerge un altro. Stavolta è una coppia che non riesce a rientrare a Lucca dal Myanmar, nonostante già dal 14 marzo abbiamo interessato le autorità competenti.
“Stiamo combattendo tutti una guerra – dicono Federico Moretti e la sua compagna Katrina Purugganan – Ma noi ci sentiamo prigionieri di un altro stato. Non possiamo tornare a casa mentre qua in Myanmar la situazione peggiora giorno dopo giorno“.
“Sono due settimane – spiegano – che con tutte le nostre forze cerchiamo un modo per rimpatriare. Abbiamo chiesto aiuto alle ambasciate italiane qui in Birmania e Thailandia senza trovare una soluzione. Abbiamo girato aeroporti, ospedali, uffici d’immigrazione, cliniche private per riuscire a passare le frontiere. Ogni giorno sempre più ristoranti e hotel decidono di chiudere le porte. Ci sono italiani che vengono invitati ad andarsene dalle strutture. La polizia gira con i megafoni e dice parole che non riusciamo a capire ma che generano sempre più ansia dentro di noi. Il panico tra le persone cresce sempre di più e sentiamo il cerchio stringersi intorno a noi”.
“L’ambasciata ha chiuso le porte – dicono Federico e Katrina – Ci rispondono solo alle mail e alle chiamate. Ci chiedono di avere pazienza ma è un lusso che non possiamo più permetterci. Iniziamo ad avere paura. Chiediamo aiuto a chi ce lo può dare, sperando che la Farnesina e l’ambasciata facciano qualcosa il prima possibile”.
Del gruppo fanno parte anche altri italiani: “Siamo in viaggio da gennaio – dicono ancora – chi per lavoro, chi per volontariato dando una mano ai bambini nelle scuole. Vogliamo tornare a casa ma se proprio non è possibile chiediamo almeno che venga garantita la nostra sicurezza personale. Speriamo che questo messaggio arrivi a più persone possibile”.