Tribunale, incertezza e caos nel settore penale. L’avvocato Giorgi: “Niente informatizzazione e dopo lo stop è rischio assembramenti”

Il legale: “Scarsa informatizzazione e mancanza di personale nelle cancellerie impediscono l’accesso agli atti. Ma i magistrati possono notificare”
L’arrivo dell’emergenza coronavirus ha creato molti problemi in molti settori e quello giudiziario non fa eccezione. Dal 9 marzo alcune attività dei tribunali sono state sospese, ma ufficialmente si dovrebbe continuare a lavorare, alcuni avvocati però lamentano una cattiva gestione della situazione, soprattutto per quanto riguarda il settore penale.
“Nei nostri tribunali niente è informatizzato nel penale – dice Lodovica Giorgi, penalista lucchese – Nel mentre i magistrati possono mandarci gli atti via Pec, noi avvocati non possiamo mandare nulla via Pec. Se io devo depositare una memoria difensiva o richiedere delle copie di un fascicolo, devo andare personalmente in cancelleria”.
Questa è la situazione ordinaria che si presentava già prima dell’arrivo del Covid-19. “Noi avvocati abbiamo quotidianamente la necessità di vedere fascicoli, depositare appelli, depositare richieste, ma niente si può presentare tramite servizio informatico – dice l’avvocato Giorgi – Con l’arrivo della pandemia e di conseguenza il lockdown, il ministro della giustizia Bonafede ha emanato due provvedimenti che non sospendono le attività giudiziarie, ma le udienze civile e penali, salvo le urgenze. È chiaro ad esempio che se c’è un arresto la convalida va fatta, altrimenti sono sospesi anche i termini processuali. Questi provvedimenti hanno effetto dal 9 marzo fino all’11 maggio. L’attività di un magistrato, di un avvocato e di un cancelliere è un’attività che non si ferma alle udienze. Se io voglio vedere un fascicolo devo andare in cancelleria fisicamente, perché non scansionano nulla e ci vuole un operatore negli uffici”.
Un sistema che purtroppo non è ben bilanciato visto che i magistrati possono notificare e gli avvocati si trovano nell’impossibilità di poter accedere agli atti notificati: “Io, come molti miei colleghi, ho ricevuto delle notifiche da parte della procura. Voglio fare un esempio per essere più chiara, un cliente che riceve un atto di conclusione indagini. Non sa di essere stato sottoposto a indagini, è il primo atto che gli viene notificato. Mi chiama e vuole sapere il perché di questa notifica, l’atto dice solo il reato contestato. Purtroppo ad oggi non c’è modo, non solo di andare in un ufficio della procura per vedere il fascicolo, ma neanche di farsi mandare, naturalmente previo pagamento, le copie del fascicolo per email. Tu chiami il tribunale di Lucca e non risponde nessuno, l’attività giudiziaria, che dovrebbe continuare perché è un servizio pubblico è invece ferma. Qua è tutto chiuso. Ci troviamo nell’impossibilità di lavorare. Posso solo studiare, continuamente ricevo telefonate dei clienti per sollecitare il mio lavoro, ma non lo posso fare perché gli uffici competenti non sono operativi”.
“Il tribunale di Lucca – spiega ancora Giorgi – è stato sottoposto a sanificazione a seguito dell’accertata positività di un operatore del settore, quindi qualche giorno di stop è comprensibile, ma si tratta di una situazione che si è creata nei primi giorni di marzo e adesso risolta. Occorre quindi che negli uffici ci sia fisicamente un cancelliere che si occupi della situazione, non può farlo in smart working perché dal computer di casa non si ha la possibilità di accedere al sistema di gestione”.
Il 12 maggio riprenderanno i termini per presentare i documenti e a quel punto sarà una corsa contro il tempo per poter arrivare prima della loro scadenza. Ma l’iter è complicato, con tempi d’attesa lunghi: “Devo andare in cancelleria – spiega Lodovica Giorgi – ordinare le copie, tornare in cancelleria dopo qualche giorno a ritirarle, scrivere un eventuale atto e depositarlo. Per concludere questo iter io dovrò andare negli uffici del tribunale ben tre volte e come me tutti i miei colleghi che si trovano nella stessa identica situazione. Al 12 maggio tutti dovremmo essere li”.
E come sarà organizzata la situazione? Saranno garantiti i sistemi di sicurezza messi in atto in altri luoghi pubblici o dove si svolgono attività lavorative? “Non si sa, posso solo immaginare che il Consiglio dell’ordine degli avvocati si stia muovendo, me lo auguro, ma per adesso tutto tace.”
In fin dei conti la è la mancata informatizzazione del sistema che crea probelmi, ma perché non è stata fatto fino ad adesso? Quali sono le ragioni? “Non credo ci siano ragioni tecniche, ma sembra che si voglia mettere in difficoltà il lavoro degli avvocati. Noi abbiamo dei tempi stretti per presentare atti e richieste, se non possiamo accedere tempestivamente ai documenti abbiamo meno tempo per studiarli e preparare una strategia difensiva e fare opposizione, con un grave danno del diritto alla difesa. Nonostante ci sia la possibilità di informatizzare il sistema, non è mai stato fatto, o forse non è stato voluto fare, tanto che le notifiche dei magistrati sono buone per Pec ma non vale il contrario”.
“Da ora in avanti non si può pensare di avere le stesse code che vi erano prima dell’arrivo del Covid – precisa – oggi sarebbe una situazione insostenibile. Non sarà sostenibile nemmeno pensare di poter fare udienza solo la mattina, dovranno essere spalmati i processi in tutto il giorno, si dovrà dare per ogni causa un orario. Non concentrare venti processi alle 9,30 perché vorrebbe dire avere allo stesso orario 20 imputati e 20 avvocati, una situazione contraria alle leggi sull’assembramento e sulla sicurezza dei lavoratori. Dovrà essere strutturata l’organizzazione dell’attività giudiziaria in maniera completamente diversa”.
Lo stop porta anche dei problemi finanziari per molti avvocati:“Uno stop di due mesi per un’attività che dovrebbe invece continuare a procedere crea non poche difficoltà, anche da un punto di vista economico – dice la Giorgi – perché si dovranno comunque sostenere delle spese, senza avere la possibilità di incassare niente, perché la situazione è tutta bloccata. Un pubblico servizio immobile”
Il sistema è fermo quando in realtà dovrebbe essere aperto, un sistema che per sessant’anni non ha fatto, dal punto di vista delle tecnologie, grandi passi avanti. Il lockdown e la quarantena potrebbe essere un’occasione per risolvere i problemi ed attualizzare il sistema. Per il bene di tutti.