Parla un ex inquilino del fondo-dormitorio: “Uno stanzone in condizioni disastrose, mancava tutto”

La denuncia di un aderente di Palp: “Abbiamo provato a denunciare la cosa ma non è facile per chi non ha niente”. E il movimento attacca: “Bisogna garantire il diritto di tutti alla casa”
“L’anno scorso avevo perso il lavoro e subìto uno sfratto, quindi mi sono messo a cercare degli alloggi temporanei. Su internet tutti gli annunci per case condivise e posti letto a prezzo contenuto rimandavano alle persone che gestivano quello scantinato in via dell’Angelo Custode, così a dicembre ci sono entrato per la prima volta”.
Lo racconta a Potere al Popolo Lucca uno degli inquilini di quel fondo affittato a 15 persone in contemporanea, dando la sua versione dei fatti, dopo che il caso è stato portato all’attenzione della cronaca cittadina con l’arresto del rapinatore di un pizzaiolo del centro. L’uomo è uno di coloro trovati a vivere in quell’immobile, messo in affitto da una agenzia che a sua volta aveva concluso un contratto ad uso commerciale con la famiglia Santi Guerrieri, i nudi proprietari dell’immobile. Questi ultimi hanno spiegato di aver denunciato già a marzo la situazione, non appena venuti a conoscenza che il fondo era stato affittato come civile abitazione e per di più ci viveva una quindicina di persone.
L’uomo si è deciso a parlare facendo un quadro inquietante della situazione. “Il fondo era in condizioni disastrose – sostiene – Si trattava di uno stanzone unico, il lavandino era rotto e l’acqua arrivava fino al corridoio. Poco dopo il mio arrivo hanno messo degli armadi come divisori creando stanze da 6 posti letto. Non c’era cucina, il bagno era un disastro, gli inquilini cucinavano con piastre elettriche personali, mancavano frigoriferi, nessuna privacy. La luce mancava anche per lunghi periodi, così come l’acqua corrente”.
“Gli altri inquilini – prosegue il racconto – erano quasi esclusivamente immigrati. Ogni stanza da 6 era riservata ad una nazionalità: marocchini, afghani, pakistani”. La situazione secondo questa testimonianza non sarebbe isolata. “Per esperienza diretta – dice – so infatti che ci sono almeno altri 6 alloggi. Sono in condizioni un pochino migliori del fondo di via dell’Angelo Custode”.
Il quadro dipinto dall’uomo, tramite i social di Palp Lucca, va anche molto oltre, parlando di “minacce” agli inquilini e “riscossione degli affitti con metodi intimidatori”. Il tutto sempre da parte della ditta che avrebbe illegittimamente gestito il fondo sulla base di un contratto di affitto, ad uso commerciale, regolarmente registrato. Tutto quanto raccontato, comunque, è al vaglio degli inquirenti che dovrà verificare tutte le dichiarazioni rilasciate intorno a questa vicenda.
“Abbiamo provato a denunciare questo stato di cose ma purtroppo non è facile: io personalmente sono stato chiamato da membri delle forze dell’ordine ed ho rilasciato molte dichiarazioni – afferma – Ma poi non ne ho più saputo niente. Dovete capire che è difficile esporsi quando si è vulnerabili e ricattabili: nonostante tutto io non avevo altra scelta”.
Al riguardo Palp lancia un vero appello: “Bisogna combattere l’invisibilità”, dice il movimento prendendo a riferimento il racconto denuncia. “Perde il lavoro, lavoricchia a nero per campare, nessuno vuole fargli un contratto decente. Perde la casa, arriva lo sfratto e a stretto giro perde la residenza. Per lo Stato non esiste più. Senza la residenza non ha diritto al medico di base, a firmare un contratto di lavoro o di affitto, a chiedere sussidi statali, a mettersi in lista per una casa popolare. Non ha diritto a essere preso in carico dai servizi sociali. Più di una volta, quando lo abbiamo accompagnato a richiedere la residenza, ci hanno risposto che non aveva i requisiti. La residenza fittizia è un diritto stabilito per legge, e i comuni dovrebbero agevolarla, non ostacolarla”.
“Regolarizzare gli immigrati – sostiene Palp – significa uscire dalla clandestinità. Il permesso di soggiorno non è un premio da dare o togliere per merito. Avere i documenti in regola significa non vivere di ricatti, essere visibili alle istituzioni (giustizia compresa), e avere la possibilità di uscire dalle grinfie della criminalità organizzata che altrimenti ti usa come manodopera sacrificabile. Permesso di soggiorno per tutti e tutte”.
Poi c’è il diritto alla casa: “Avere un tetto sicuro ti libera dalla necessità di vivere di espedienti. Calmiere degli affitti anche per chi non può fornire busta paga, aumento delle risorse regionali per l’edilizia popolare. Indagini serie e controlli stringenti sugli affitti a nero, ma con la sicurezza per gli inquilini di essere accolti in soluzioni abitative dignitose, attraverso l’uso di immobili comunali o, se necessario in una situazione emergenziale, espropriando residenze sfitte di proprietà di istituti finanziari, fondi d’investimento speculativi, enti religiosi. I dormitori non vanno bene se non come soluzioni tampone per 1-2 notti: tutti, ma in particolare le famiglie con bambini, hanno bisogno di abitazioni”.