Sanità

Coronavirus, i medici: serve la App per evitare nuovi focolai. In 14 punti un vademecum per la fase 2

23 maggio 2020 | 13:59
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Coronavirus, i medici: serve la App per evitare nuovi focolai. In 14 punti un vademecum per la fase 2

Documento degli ordini dei medici toscani. L’obiettivo è farsi trovare pronti e contenere i danni della temuta “seconda ondata”

Farsi trovare pronti per la temuta seconda ondata, evitare nuovi focolai e garantire sicurezza al personale sanitario. Sono questi gli obiettivi del documento congiunto presentato dagli Ordini dei medici toscani per garantire una fase 2 in totale sicurezza, per i cittadini così come per gli operatori sanitari, pesantemente coinvolti dall’emergenza Covid-19. Nel documento vengono individuate proposte mirate, dal mantenimento della rete di ospedali Covid alla mappatura in tempo reale di tutti i contagiati tra gli operatori sanitari: un vademecum di 14 punti con l’obiettivo comune di una fase 2 in sicurezza.

Secondo il documento, la ripresa della vita sociale e delle attività produttive, deve prevedere strategie
sanitarie di medio lungo periodo per: contenere i danni della temuta “seconda ondata” dell’epidemia del prossimo autunno; scongiurare sul nascere l’esplosione di nuovi focolai; proteggere la salute degli operatori sanitari e salvaguardare il sistema sanitario.

La strategia dei medici toscani è stata presentata questa mattina (23 maggio) tramite una diretta su Facebook con la presenza del presidente Ftom, dottor Lorenzo Droandi (presidente Ordine Arezzo), del segretario Ftom, dottor Carlo Manfredi (presidente Ordine di Massa Carrara), del vicepresidente Ftom, dottor Umberto Quiriconi (presidente Ordine di Lucca); della tesoriera Ftom professoressa Teresita Mazzei (presidente Ordine di Firenze)e del segretario nazionale della FnomCeO dottor Roberto Monaco (presidente Ordine di Siena).

Ad entrare nei dettagli del documento è stato il dottor Carlo Manfredi: “Lo scopo del nostro elaborato è quello di contenere i danni della possibile seconda ondata del Covid-19, con l’arrivo temuto in autunno. Questo è un virus instabile, il passaggio di specie è avvenuto da poco, bisogna mettere in atto provvedimenti per la difesa della salute delle persone e del sistema sanitario. In questa ‘guerra’, i medici vanno protetti al fronte. Le conoscenze su questo virus le abbiamo costruite strada facendo: sono in corso studi di ricerca per arrivare ad uno standard della cura sicura e scientificamente testata, che purtroppo ancora non c’è”.

Sarà fondamentale il monitoraggio anche tramite le app: “Dobbiamo sfruttare le nuove tecnologie – prosegue il dottor Manfredi -. Non solo tramite app per il tracciamento del contagio, ma utilizzando anche nuovi sistemi che vanno a definire il profilo di ogni singolo cittadino. Una sorta di app di autodiagnosi: tramite il conferimento di alcune informazioni, verrà elaborato anche un profilo di rischio di malattia del cittadino. Un monitoraggio giornaliero per capire lo stato di salute delle persone. Ad oggi però siamo in una fase intermedia: non c’è ancora nessuna app e il tempo stringe“.

C’è bisogno di una riorganizzazione delle strutture ospedaliere – prosegue – e prevedere percorsi alternativi ad hoc per il Covid o altre malattie infettive che potrebbero arrivare in futuro a causa dello stravolgimento dell’ambiente. C’è bisogno anche di una attività formativa per dare riferimenti sicuri ai cittadini sullo stile di vita idoneo da seguire. Va coinvolta la classe medica: i medici si sono impegnati al massimo delle loro possibilità con passione, dedizione e generosità mettendosi in gioco di fronte ad una patologa ignota e pericolosa. Hanno dato il meglio perché hanno fatto i medici, cioè la loro professione e la loro vocazione, liberi dagli appesantimenti burocratici e dall’assillo dell’allocazione delle risorse. L’epidemia di Covid-19 obbliga a ripensare il futuro della sanità pubblica dopo aver vissuto una situazione emergenziale alla luce delle esperienze e delle difficoltà affrontate sul campo. La definizione di ciò che prima ritenevamo appropriato per la sanità oggi appare del tutto vecchio e obsoleto. Il modello di azienda sanitaria disegnato sull’equilibrio dei bilanci economici da assestare sempre ad un livello più basso di spesa, anziché su quelli di salute ha mostrato tutti i suoi limiti di fronte alla nuova realtà epidemiologica. Occorre riferirsi a un concetto nuovo di sistema che migliori le professionalità e che guardi al futuro puntando sul territorio con modalità inedite in grado di riportare la sanità al centro del progetto della società civile”.

“La disgraziata pandemia che stiamo ancora attraversando si sta scontrando con gli errori del passato – commenta il dottor Lorenzo Droandi -. Non abbiamo acquisito per tempo i fondamentali dispositivi di protezione individuale. Un vulnus che ha causato 43mila contagi tra il personale sanitario, 163 colleghi sono deceduti. A loro va il mio ricordo, alle loro famiglie un abbraccio. Adesso vogliamo guardare avanti, abbiamo prodotto questo documento per affrontare al meglio la fase 2, una fase particolarmente delicata. Soffermiamoci sul futuro, ci sarà tempo per capire gli errori del passato”.

Il dottor Umberto Quiriconi ha sottolineato come la medicina generale sia stata “profondamente mortificata da questa esperienza nonostante rappresenti una risorsa straordinaria per di più a costo irrisorio. L’epidemia Covid deve essere allora l’ occasione per una rifondazione della medicina generale meno burocratizzata, meglio finanziata e consultata”.

La professoressa Teresita Mazzei ha ribadito come “altri cambiamenti importanti dovranno riguardare la riorganizzazione degli ospedali (tema complesso che nel documento è solo accennato) con ovvie divisioni e corridoi differenti per pazienti Covid e no-Covid. Una riorganizzazione anche a lungo termine per la ripresa in carico di patologie comuni che continuano ad esistere e che dopo un periodo di blackout reclamano assistenza. Non meno importante sarà il supporto psicologico per le tante fragilità da stress che questo difficile periodo ha drammaticamente messo in evidenza: il burnout degli operatori sanitari, quello di cittadini che hanno perso i loro cari o non li hanno potuti seguire ne nella malattia ne in un estremo saluto. Tutto questo ce lo impone il nostro codice deontologico, che ci invita ad offrire ai nostri assistiti un aiuto fisico e morale”.

Il dottor Roberto Monaco , ha ricordato come “l’esperienza vissuta nelle varie regioni ci ha fatto capire che il Covid-19 si debba affrontare a livello territoriale. Questo permetterebbe agli ospedali un’organizzazione più fluida non solo verso una maggiore appropriatezza dei ricoveri Covid ma anche per poter programmare una fase 2 che riporti l’attenzione anche verso tutte le altre patologie, che in tempo di Covid non sono andate in vacanza e che necessitano considerazione . Bisogna ritornare a pensare alla prevenzione e per farlo bisogna che il territorio sia attore coprotagonista. I medici di medicina generale, i medici di continuità assistenziale, i pediatri di libera scelta, tutti i medici del territorio devono avere un ruolo di ‘sentinella’ per poter intercettare precocemente i bisogni di salute della popolazione e convogliare questi bisogni nei percorsi più appropriati. Sarebbe utile istituire una cabina di regia ospedale/territorio dove i medici ospedalieri e territoriali possano confrontarsi. La professione in questi mesi ha dimostrato di saper gestire l’emergenza, anche a rischio della propria vita . La professione è quindi pronta a dare il proprio contributo come protagonista nella ripartenza della fase 2 forte di un codice deontologico e di una passione che non ci ha fatto arretrare nemmeno di un centimetro contro la lotta al virus“.

Clicca qui per visualizzare il documento Ftom per la fase 2