Truffa dei diamanti: i soldi finivano in ristoranti, auto e partecipazioni societarie

25 giugno 2020 | 10:43
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Truffa dei diamanti: i soldi finivano in ristoranti, auto e partecipazioni societarie

Nuovo filone dell’inchiesta a Milano: arrestato un imprenditore. Parte del ricavato dei raggiri reinvestito in un ristorante e in una cava di marmo

Nuovo capitolo per le indagini sulle truffe dei diamanti che tante vittime hanno avuto in provincia di Lucca. Un noto imprenditore nel settore finanziariooperante nel Nord Italia è stato arrestato dalla guardia difinanza di Milano a seguito dell’inchiesta Crazy diamond, conclusa nel 2019, che aveva consentito di accertare la commissione di una truffa, per diverse centinaia di milioni di euro, ai danni di decine di migliaia di risparmiatori, da parte di società che, attraverso il sistema bancario, promuovevano e vendevano diamanti a prezzi notevolmente superiori rispetto all’effettivo valore, paventando agli investitori rendimentiirrealistici ed applicando loro esorbitanti provvigioni. Sequestrati beni per oltre 17 milioni di euro, tra cui un ristorante di Forte dei Marmi.

All’imprenditore è stata inoltre contestata la responsabilità amministrativa degli enti a una società di consulenza coinvolta nell’attivita’illecita. La nuova indagine, denominata Gold Fish, è coordinata dalla Procura di Milano. Approfondendo ulteriormente i flussi finanziari di una delle società le cui quote erano già state sequestrate nella precedente operazione e sviluppando alcune segnalazioni per operazioni sospette, le fiamme gialle milanesi hanno ricostruito il complesso meccanismo di riciclaggio utilizzato per occultareuna parte dei proventi della truffa.

Le indagini hanno consentito di rilevare che l’imprenditore “aveva riciclato e reinvestito i propri guadagni illeciti in fondi gestiti da una società d’investimento lussemburghese nonché finanziando numerose imprese a sé riconducibili, tutte attive nelCentro-Nord Italia nei più diversificati settori economici”: si tratta di un ristorante a Forte dei Marmi, una cava di marmo, una sartoria e un concessionario di auto a Carrara e due società operanti nel recupero crediti e nell’intermediazione immobiliare con sede a Milano. Le attività sono state effettuate a Milano, Roma, Varese e nelle province di Lucca e Massa Carrara: sotto sequestro 53 rapporti finanziari, 21 partecipazioni societarie, un immobile e un’auto.