Strage di Viareggio, il ricordo delle vittime a 11 anni dal disastro

Anche Lucca partecipa nella memoria: la facciata del Giglio illuminata con il logo dell’associazione dei familiari delle vittime
Viareggio, la Versilia e l’intera Lucchesia ricordano oggi (29 giugno) la strage del treno, avvenuta 11 anni fa. Nel giorno della ricorrenza del disastro, infatti, anche la facciata del Teatro del Giglio è stata illuminata con il logo dell’associazione Il Mondo Che Vorrei Onlus Viareggio, “che porta avanti un lavoro prezioso e insostituibile di memoria, denuncia e attenzione sulla strage di Viareggio – spiega il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini -, attraverso l’impegno diretto dei familiari delle vittime. Il 29 giugno è una data che non si dimentica. 32 persone sono morte. Ogni anno, sempre più forte, chiediamo giustizia e sicurezza”.
Parole in memoria delle vittime sono state espresse anche dal presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini: “Ritengo che l’unica strada perché gli errori non siano ripetuti e gli incidenti come questo siano in futuro evitati, sia non dimenticare e lottare con determinazione per la giustizia. Come Provincia di Lucca siamo stati fin dall’inizio al fianco dei familiari e continueremo a farlo, senza esitazioni, perché la verità è necessaria per chi ha perso una persona amata, per tutta la città di Viareggio e per tutti noi. Ho fiducia nelle Istituzioni e chiedo a tutti di crederci: le Istituzioni devono fare altrettanto”.
All’unisono la richiesta che sia fatta piena luce sulla tragedia e che si arrivi ad una verità giudiziaria definitiva. Anche l’europarlamentare della Lega e candidata presidente alle regionali Susanna Ceccardi ha voluto esprimere vicinanza in questo momento alla comunità viareggina. “È una ferita ancora aperta – ha osservato -: non solo per Viareggio ma per tutta la Toscana. Un simbolo che racchiude non solo il dolore di una intera comunità ma anche la rabbia di tutti coloro che in questi anni hanno chiesto una sola cosa: giustizia. Stasera Viareggio, se pur nelle sue strade vuote, resterà senza dubbio un punto di riferimento, grazie anche all’associazione dei familiari delle vittime, per tutti coloro in Italia che vogliono verità, giustizia e sicurezza. Noi non dimenticheremo il 29 giugno del 2009”.
“L’intera Versilia – afferma il sindaco di Massarosa Alberto Coluccini – non può e non deve dimenticare quello che è successo quella terribile notte alle 23.50. Pieno sostegno da parte nostra all’associazione Il Mondo Che Vorrei Onlus Viareggio, che dai primi giorni dopo la tragedia porta avanti un lavoro prezioso di memoria e di denuncia sulla strage di Viareggio attraverso l’impegno dei famigliari delle vittime. Siamo vicini alla comunità di Viareggio e anche se stasera non ci sarà l’ormai consueta fiaccolata il nostro pensiero”.
“Il 29 giugno – prosegue il presidente del consiglio comunale Claudio Marlia – è una data che non si dimentica, è il giorno in cui 32 innocenti persero la vita per un incidente che doveva essere evitato. Anche in questa giornata particolare, in cui non si terranno le solite celebrazioni in città per ricordare la strage a causa delle disposizioni per l’emergenza coronavirus, siamo vicini alla città di Viareggio e in particolare a chi ha perso una persona cara in quella notte. Assieme a loro continuiamo a chiedere giustizia e verità”.
“Rispetto e giustizia per le vittime ed i loro familiari. Lo chiede e lo pretende anche la comunità di Pietrasanta. Il 29 giugno è una data che noi tutti ricordiamo con dolore, sgomento e rabbia. Una data che, ad undici anni di distanza, si trascina dietro il peso di una verità giudiziaria ancora non definitiva. Undici anni sono troppi per ottenere giustizia e verità – afferma il sindaco di Pietrasanta, Alberto Stefano Giovannetti -. La comunità di Pietrasanta – spiega ancora – è vicina ai familiari e prega insieme a loro per le vittime della strage”.
Anche il consigliere regionale del Partito democratico e presidente della commissione territorio e ambiente Stefano Baccelli con una mozione porta in Regione la richiesta di rimettere il capostazione nella stazione viareggina, avanzata dall’associazione dei familiari delle vittime Il Mondo che vorrei e dall’Assemblea 29 giugno. “E’ una proposta sacrosanta che non solo sostengo con forza ma su cui voglio impegnare la Regione Toscana a svolgere un ruolo determinante nei confronti dei vertici di Ferrovie e Rfi – spiega Baccelli -. Oltre al Dirigente movimento, di cui la stazione è sfornita da dicembre con la scusa dei pensionamenti, da alcune settimane mancano anche gli addetti deviatori. Una situazione ingiustificabile, che penalizza i livelli di sicurezza e su cui è urgente intervenire. Per questo con una mozione chiedo alla Giunta regionale di mettere in campo tutti gli strumenti necessari nei confronti di Ferrovie e Rfi per ripristinare sia la figura del capostazione 24 su 24 che gli addetti deviatori. Un atto totalmente a supporto delle richieste avanzate dall’associazione dei familiari delle vittime che in questi anni hanno svolto un ruolo straordinario nella raccolta dei dati e della documentazione per ottenere giustizia, e per migliorare la sicurezza del sistema ferroviario.
“Ricordo che Carmine Magliacano, capostazione in servizio la sera della strage, salvò vite umane fermando in tempo due treni passeggeri in arrivo prima che finissero tra gli incendi, dimostrando con eroismo l’importanza assoluta del suo ruolo all’interno della stazione – conclude Baccelli -. Ecco perché, proprio nel giorno dell’anniversario della strage, che quest’anno celebriamo in modo particolare ma non certo meno sentito, voglio dare gambe a un impegno che auspico possa diventare concreto da parte delle istituzioni regionali, affinché nella stazione viareggina siano giustamente ripristinate tutte le misure di sicurezza necessarie”.
“Viareggio – ricorda il capogruppo dem a Palazzo Madama – la città scanzonata del Carnevale, la città che insegna al mondo come saper ridere, attonita, senza parole, incredula. Il silenzio sepolcrale del funerale celebrato allo Stadio dei Pini, diecimila persone sugli spalti, eppure nessun rumore, una gran voglia di piangere per una ferita che non avrebbe potuto cicatrizzarsi mai. E poi la fretta, la rabbia, la ricerca affannosa della verità, il processo. Quella notte a Viareggio è successa una cosa che non doveva succedere. 11 anni dopo, in un’altra estate ‘particolare’, il ricordo commosso di una grande comunità che non dimentica, alle 32 vittime innocenti di quella assurda strage”.”La verità sull’incidente di Viareggio non è un’opzione perché la giustizia è irrinunciabile per ogni società che sia veramente libera e democratica. Quanto accaduto 11 anni fa attende ancora oggi una risposta definitiva, perché è troppo facile parlare di fatalità: l’uomo con le sue azioni determina il proprio destino e, talvolta, quello altrui. Il senso di responsabilità è la nostra patente sociale. La strage di Viareggio appartiene a tutti noi”. Lo dichiara il vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Massimo Mallegni.
“Non deve essere la caccia al mostro, ma la dimostrazione che siamo un Paese libero e democratico, un Paese capace di garantire giustizia, per questo lo Stato deve dare risposte chiare. Morirono bambini, ragazzi, giovani sposi, genitori, nonni, lasciati senza scampo, nella quiete violata delle loro case. Una violenza inaudita, toccata in sorte a Viareggio ma che avrebbe potuto colpire qualsiasi altra città e territorio. Ecco perché quella strage appartiene a tutti noi. Non ci possono essere attenuanti quando a farne le spese sono persone colpite nel luogo in cui ciascuno di noi si sente più sicuro, protetto, tranquillo”, aggiunge il parlamentare azzurro.
“Quella di Viareggio è’ stata una ferita mortale da cui, tuttavia, la città si è rialzata a testa alta – va avanti -. Ora chiede, invoca, pretende giustizia senza cercare vendetta o capri espiatori. Qui c’è un sacrosanto diritto a conoscere la verità e c’è un preciso dovere, quello della giustizia. L’Italia è un paese libero e democratico e deve dimostrare la sua maturità. Gli anni trascorsi non hanno scalfito il ricordo, più che mai vivido, ed anzi hanno fatto crescere la consapevolezza di voler riconosciuti i propri diritti – conclude Mallegni -. Perché Lorenzo, Iman, Luca, Hamza, Emanuela, Sara, Rachid, Elena, Federico, Nourredin, Michela, Abdelaiatif, Ilaria, Elisabeth, Stefania, Magdalena, Ana, Rosario, Marina, Alessandro, Aziza, Maria Luisa, Andrea, Antonio, Mohamed, Roberta, Nadia, Claudio, Mauro, Emanuela, Angela, Mario sono i figli, i genitori, i nonni di tutti e in loro memoria saremo vigili sentinelle di giustizia”.