Caso Elena Ceste, per la prima volta saranno analizzati i vestiti della vittima

20 luglio 2020 | 12:03
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Caso Elena Ceste, per la prima volta saranno analizzati i vestiti della vittima
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Caso Elena Ceste, per la prima volta saranno analizzati i vestiti della vittima
Caso Elena Ceste, per la prima volta saranno analizzati i vestiti della vittima

L’agenzia Falco investigazioni di Lucca che segue il caso ha ottenuto il via libera dall’autorità giudiziaria

Proseguono le indagini dell’agenzia investigativa Falco sul caso di Elena Ceste, incaricati dal marito Michele Buoninconti, che allo stato attuale sta scontando una pena di 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie.

Elena Ceste sparisce da casa la mattina del 24 gennaio 2014, i suoi indumenti vengono ritrovati nel giardino della villetta dove abita, il marito denuncia la scomparsa alla polizia. Nonostante le tempestive ricerche, la donna non viene trovata. Il suo corpo riaffiora da un canale poco lontano dall’abitazione il 18 ottobre dello stesso anno, quasi nove mesi dopo. Le indagini degli inquirenti si concentrano sul coniuge e nonostante che le cause della morte di Elena non siano accertate neanche nella perizia autoptica, Michele Buoninconti viene ritenuto colpevole del suo omicidio, nei vari gradi di giudizio e condannato a 30 anni di carcere.

Il direttore dell’agenzia investigativa Falco, Davide Cannella, convinto dell’innocenza del suo assistito organizza un team per svolgere le indagini sulla scomparsa della donna e richiedere un eventuale revisione del processo. Assieme al genetista forense Eugenio D’orio, il team si concentra inizialmente nelle analisi di materiale genetico di un tubo di scolo collegato al canale in cui è stato ritrovato il corpo di Elena. A causa del lungo tempo intercorso le analisi non danno risultati utili per stabilire se il corpo di Elena sia passato da quel tubo, ma l’agenzia Falco prosegue le indagini senza ignorare nessuna pista. Oggi (20 luglio) Eugenio D’Orio e l’agenzia Falco a seguito di richiesta di accesso ai reperti, ha ottenuto un successo storico dall’autorità giudiziaria la possibilità di svolgere analisi genetiche omesse nei gradi di processo, sui vestiti ritrovati nel giardino e appartenenti a Elena Ceste.

“Io e il dottor Eugenio D’Orio stiamo percorrendo tutte le piste senza tralasciarne nessuna – dice Davide Cannella, direttore dell’agenzia Falco –. Nonostante ciò abbiamo le idee molto chiare su ciò che può essere accaduto. I vestiti sono reperti che non sono stati analizzati tramite la genetica forense e adesso abbiamo la possibilità di effettuare le giuste indagini”.

Ma cosa può essere accaduto la mattina del 24 gennaio 2014? In che stato emotivo si trovava Elena?

“Elena nei giorni precedenti alla sua scomparsa aveva paura di essere pedinata e certamente lo era – prosegue Cannella –. Noi crediamo di sapere chi poteva essere il soggetto di cui aveva paura e che la minacciava di rivelare alcuni particolari scabrosi della sua vita privata. Tanto è vero che uno o due giorni prima della sua scomparsa Elena aveva detto ai figli che dovevano abituarsi a stare senza la madre. Perché rivolgere a dei bambini una frase così terribile? Cosa voleva presagire, un eventuale suicidio? Una fuga? Una cosa è certa, la scoperta dei vari tradimenti di Elena da parte del marito avviene solo dopo la sua sparizione e non prima, come si vorrebbe far credere”.

Di un altra cosa è certo il detective Davide Cannella.  “I vestiti appartenenti a Elena e ritrovati da Buoninconti nel giardino della loro abitazione non erano gli stessi che indossava quella mattina. Questo particolare è sfuggito anche agli inquirenti dell’epoca. La mattina in cui Elena è scomparsa, secondo una testimonianza, indossava gli occhiali, dei pantaloni chiari, una maglia chiara a maniche lunghe e nessun tipo di giacca, anche se faceva molto freddo – precisa Cannella –. Se i vestiti che aveva Elena non erano quelli ritrovati nel giardino non possono essere stati sfilati al cadavere da Buoninconti, come è stato ipotizzato dagli inquirenti”.

I vestiti diventano un elemento importante e fondamentale in questo caso e le indagini genetiche potrebbero giungere a dei risultati che cambierebbero completamente il quadro accusatorio. Potrebbe esserci il Dna di una terza persona su quegli indumenti, che cosa spera di trovare la Falco investigazione? “Speriamo di trovare qualche simpatica sorpresa”. Conclude con un sorriso il direttore Davide Cannella.