Qualità dell’aria, Lucca fanalino di coda in Toscana

Il capoluogo di provincia “bocciato” dalla classifica sugli inquinanti stilata da Legambiente
Lucca fanalino di coda, in Toscana, per la qualità dell’aria. Una pagella da zero in condotta è quella che assegna Legambiente al capoluogo di provincia, pubblicando, come ogni anno, il dossier Mal’aria, in cui vengono presi in esame i vari indicatori degli inquinanti e gli sforamenti medi dei livelli di guardia per le polveri sottili. Il voto che si prende Lucca è 3 ed è agli ultimi posti in Toscana.
Venticinque nel corso del 2018 – ultimo anno preso a riferimento – gli sformanti per i Pm10, un dato leggero calo rispetto agli anni precedenti ma comunque sempre negativo. Solo un risultato soddisfacente in Regione, ed è quello di Grosseto cui nella pagella di Legambiente figura un 7.
Di certo, commenta Legambiente – non tira una buona aria e con l’autunno alle porte, unito alla difficile ripartenza dopo il lockdown in tempo di Covid, il problema dell’inquinamento atmosferico e dell’allarme smog rimangono un tema centrale da affrontare. A dimostrarlo sono i nuovi dati raccolti da Legambiente nel report Mal’aria edizione speciale nel quale l’associazione ambientalista ha stilato una “pagella” sulla qualità dell’aria di 97 città italiane sulla base degli ultimi 5 anni dal 2014 al 2018 confrontando le concentrazioni medie annue delle polver i sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO 2 ) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’organizzazione mondiale della sanità (Oms): 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO 2 .
Limiti quelli della Oms che hanno come target esclusivamente la salute delle persone e che sono di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea (limite medio annuo 50 µg/mc per il Pm10, 25 µg/mc per il Pm2,5 e 40 µg/mc per il NO 2 ) e il quadro che emerge dal confronto reali zzato da Legambiente è preoccupante: solo il 15% delle città analizzate ha la sufficienza contro l’85% sotto la sufficienza.
Delle città di cui si hanno dati su tutto il quinquennio analizzato (2014 2018) un solo voto soddisfacente in pagella, Grosseto ( 7), caratterizza il dossier nazionale per la Toscana . I voti mostrano infatti generali insufficienze, per lo più gravi, che sintetizzano la situazione della qualità dell’aria nel le nostre città capoluogo rispetto alle severe indicazioni sanitarie dell’Oms. Gli indicatori del particolato differiscono significativamente rispetto ai limiti previsti dalla normativa europea (incentrati solo sull’intensità emissiva), proprio perché essi hanno come unico obiettivo la salute delle persone Gli studi sempre più approfonditi di Enti di ricerca, Agenzie di Protezione per l’Ambiente (Arpa) e della comunità scientifica internazionale, convergono nell’affermare che l’inquinamento atmosferico è d ovuto prevalentemente al trasporto su strada.
“Pur sapendo che le prescrizioni previste dall’organizzazione mondiale della Sanità sono più severe di quelle sancite dal Decreto Legislativo 155/2010 che applica e declina la direttiva europea sulle emissioni in atmosfera, il quadro che emerge dalle statistiche dell’ultimo quinquennio rilevato è anche per la nostra regione mediocre – dichiarano Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e Michele Urbano responsabile del settore Aria di Legambiente Toscana -. Per questo con Mal’aria edizione speciale Legambiente chiede anche al Governo e alle Regioni più coraggio e impegno sul fronte delle politiche e delle misure da mettere in campo per avere dei ris ultati di medio e lungo periodo. Un coraggio che per Legambiente è mancato alle quattro regioni dell’area padana (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto) che, ad esempio, hanno preferito rimandare all’anno nuovo il blocco alla circolazione dei mezzi più vecchi e inquinanti Euro4 che sarebbe dovuto scattare il 1 ottobre nelle città sopra i 30 mila abitanti. Una mancanza di coraggio basata sulla scusa della sicurezza degli spostamenti con i mezzi privati e non pubblici in tempi di Covid, o sulla bas e della compensazione delle emissioni inquinanti grazie alla strutturazione dello smart working per i dipendenti pubblici”.