Rana dalmatina, specie rara a rischio lungo l’argine del Serchio





Trovate alcune deposizioni di uova fra Ponte San Pietro e Cerasomma ma alcuni lavori hanno modificato l’habitat
Una specie da salvare trovata lungo l’argine del Serchio al parco fluviale. Ma alcuni interventi ne mettono a rischio la riproduzione.
La rana dalmatina è una rana rossa inserita fra le specie tutelate dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva habitat 92/43/Cee. Inaspettatamente il 15 febbraio, nel corso di un Sabato per l’ambiente organizzato dal Wwf Alta Toscana con la collaborazione del Consorzio di bonifica Toscana nord, sono state trovate ben 75 ovature di rana dalmatina deposte nelle pozzanghere create dal passaggio dei camion, lungo una sterrata sotto l’argine maestro del Serchio, nel tratto fra Ponte San Pietro e Cerasomma.
“Nonostante la segnalazione alle autorità competenti – dice il Wwf – le pozze, benchè situate lungo una sterrata non transitata, sono state spianate nell’ottobre successivo, distruggendo siti riproduttivi di anfibi tutelati dalle norme vigenti. La richiesta di scavare dei siti alternativi a bordo strada non ha trovato alcun riscontro”.
“Nonostante lo spianamento delle pozze, quest’anno le rane dalmatine hanno tentato ugualmente di deporre le uova – dice l’associazione – La scarsa profondità dei bozzi ha determinato un calo delle deposizioni e soprattutto ha messo a rischio il loro sviluppo. Sabato scorso, sempre nell’ambito dell’iniziativa Sabato per l’ambiente, sono state trovate alcune ovature, in numero inferiore a quelle del 2020. Alcune di esse erano ormai all’asciutto, mentre altre erano in pericolo per il prosciugamento delle pozze. Nel tentativo di salvare le uova, queste sono state prelevate e traslocate nell’unica pozzanghera che conservava una sufficiente quantità di acqua, con la speranza che i girini che nasceranno riusciranno a metamorfosare”.
“Si auspica – conclude il Wwf – che il comune di Lucca, nell’ambito del parco fluviale, crei delle piccole pozze per la riproduzione di questi interessanti anfibi, la cui esistenza è messa a rischio dai cambiamenti climatici”.