Riaperture in zona gialla, attesa per il ritorno alla normalità. Ma c’è chi invita alla cautela

Per i giovani uscire è una necessità fisiologica, ad altri mancano cinema e teatri. Opinioni dissonanti sui possibili rischi
Riaprire o non riaprire? Questo non è più il problema. Accompagnato da numerose polemiche, mercoledì (21 aprile) è stato approvato il nuovo Decreto Covid che prevede un graduale ‘ritorno alla socialità’: con la ripartenza, a partire dal 26 di questo mese (lunedì) e solo nelle zone gialle, di numerose attività ricreative in settori fortemente colpiti dalla crisi economica.
Quali parti d’Italia si tingono di giallo? Lo ha annunciato nella serata di ieri la consueta ordinanza del ministero della salute, confermando le buone previsioni per la Toscana che riapre da lunedì cinema, teatri, ristoranti, pizzerie e musei. Anche se con alcune limitazioni, infatti, si potrà mangiare in compagnia intorno a una tavola che non sia la propria. Sedersi in un teatro, oppure davanti ai mega schermi dei nostri amati cinema.
Con alcune limitazioni, come già sottolineato. Non si tratterebbe infatti di una bomba libera tutti, ma di una paziente e cauta ripresa della vita sociale dettata da regole. Molte delle quali già note e ormai parte del nostro vivere quotidiano: il distanziamento di almeno un metro, la sanificazione delle mani, l’uso delle mascherine e il numero massimo dei consumatori nei locali. Resta inoltre il coprifuoco generale delle 22, almeno fino al 15 giugno. Con possibile prolungamento fino a tutto luglio.
Se aiutata dalla bella stagione, la ristorazione avrà certamente un’accelerata. Questo perché fino al primo giugno per bar e ristoranti la consumazione al tavolo sarà consentita solo all’aperto e fino alle 22. Successivamente partirà il servizio al tavolo nelle sale interne, dalle 5 alle 18. Invariato invece il servizio a domicilio e le regole per il take-away, possibile fino alle 18 per pub, birrerie e bar e fino alle 22 per ristoranti. I bar non potranno invece servire al banco.
Al via inoltre di cinema, teatri e concerti con una capienza massima del 50% rispetto a quella autorizzata e un massimo di 1000 spettatori se all’aperto, 500 al chiuso. Posti preassegnati e distanza di almeno un metro. Riprendono da lunedì anche le attività sportive di contatto e di squadra all’aperto, con l’unica interdizione dell’uso degli spogliatoi. Per le piscine dovremo attendere invece il 15 maggio, così come per le riaperture anche nel week-end di mercati e centri commerciali. Il primo giugno sarà infine la volta delle palestre e degli stadi, quest’ultimi con una capienza del 25% rispetto alla massima, non superando i 1000 spettatori per gli impianti all’aperto e i 500 al chiuso. Lo stesso per tutti gli altri eventi agonistici.
Se queste misure non determineranno un aumento dei contagi? Difficile fare previsioni data la pluralità dei fattori in gioco, primo fra tutti l’andamento della campagna vaccinale. Una certezza tuttavia, c’è: la riapertura di molte attività da un lato incute timore e perplessità, dall’altro non potrà che essere salutata positivamente da una larga parte della popolazione. Quella che ha sofferto e continua a soffrire maggiormente la limitazione della propria libertà personale: i giovani.
Come ci racconta Clara, 25 anni di Lucca.
“Non sono la tipica ragazza da movida. Prima della pandemia uscivo una volta a settimana in compagnia delle amiche più strette o del mio ragazzo: la destinazione? Una pizza, un cinema o un giro in città dopo cena. Frequento l’università e come sanno tutti gli studenti ed ex studenti, dopo giorni e giorni passati sui libri a preparare esami concedersi anche solo qualche ora a settimana fuori casa in compagnia è una necessità fisiologica per stare bene mentalmente e fisicamente. Cosa impossibile alle attuali condizioni, in particolare a causa del coprifuoco – sottolinea la ragazza – Chiudere tutti in casa alle 22 non può essere una soluzione a lungo termine, anche perché indurrà la gente ad assembrarsi in maniera rischiosa nelle proprie abitazioni. Prima o poi dovremo tornare a usufruire di tutte e 24 le ore della giornata e più tardi questo avverrà più si allenterà pericolosamente l’aderenza alle leggi – osserva – Tengo alla mia salute e a quella dei miei cari, proprio per questo dico: dopo più di un anno dall’inizio della pandemia, è necessario allentare il coprifuoco e provare a riaprire. Non tutto, non subito, non imprudentemente: ma con coscienza, bisogna farlo”.
“Coscienza è la parola chiave – sottolinea Laura, insegnante lucchese – Andare a cena fuori non è mai stato nelle mie abitudini e non mi è mancato in quest’anno limitato dal Covid. Ma le girate all’aria aperta nei week-end, magari in passeggiata a Viareggio fermandosi a bere un caffè o a prendere un gelato, quello mi è mancato. O vedere un film al cinema, soprattutto d’inverno sotto le feste natalizie: sono situazioni che rivivrei molto volentieri. Tuttavia – prosegue – mi spaventa la possibilità di tornare indietro nel tempo e rivedere l’aumento dei contagi e dei morti e il clima di paura crescente per le terapie intensive al collasso. Ma se ristoratori, commercianti e ognuno di noi segue attentamente le regole, io credo che di rischi non ce ne dovrebbero essere. Tutto dipenderà dal rispetto delle regole, dal buonsenso, dalla coscienza personale e dalla presenza di controlli sul rispetto delle distanze e sugli assembramenti. Se tutto ciò dovesse mancare, come del resto è successo l’estate scorsa, non credo che condividerò questo ritorno alla socialità. Resterò in casa: la paura prenderà il sopravvento sulla voglia di ricominciare a uscire” conclude.
“Non mi butterò a capofitto nella vita sociale – concorda Sara, 32 anni al quarto mese di gravidanza – Questo non significa che non sia contenta delle riaperture e che non abbia voglia di viverle pienamente. Ho già preso il Covid ma non ho più gli anticorpi e il vaccino non è ancora previsto per le donne in gravidanza, poiché al contrario di altri paesi in Italia non sono ancora classificate come soggetti a rischio. Tuttavia, anche se non fossi in attesa da lunedì 26 aprile non andrei in giro spensieratamente, dato il persistere di una situazione molto critica con sempre più di mille contagi al giorno in Toscana. Numeri da paura. E temo che non potranno che aumentare con queste riaperture”.
“Riaperture che reputo, anche se graduali, molto premature – continua la donna – Abbiamo vaccinato solo circa il 17% della popolazione e riaprire ora porterà inevitabilmente altri malati e morti. Meno di quanti si sarebbero verificati prima dell’inizio della campagna vaccinale, ma l’incremento negativo di questi dati è praticamente certo: solo con una maggiore somministrazione di vaccini si potrebbe evitare, cosa impossibile in breve tempo. Non a caso le riaperture in Israele e Inghilterra sono iniziate quando già il 50% della popolazione era stata vaccinata, fragili e anziani in primis. In Italia? Siamo sempre in alto mare con settantenni e ottantenni, soggetti altamente sensibili al Covid: riaprire adesso è a livello medico una vera forzatura. Posso comunque capire la decisione politica – conclude Sara -: si tratta di un compromesso per dare fiducia alle persone e risollevarle dal punto di vista psicologico ed economico. Compromesso che tuttavia pagheremo inevitabilmente con un aumento dei contagi”.