Maxi truffa all’Asl, confermati i sequestri di beni per 4 milioni

4 giugno 2021 | 15:44
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Maxi truffa all’Asl, confermati i sequestri di beni per 4 milioni

Colpiti dal provvedimento anche 4 imprenditori lucchesi

Confermato dalla Cassazione il maxi sequestro di beni per circa 4 milioni di euro ad alcuni imprenditori e dirigenti, tra cui 4 residenti a Lucca e provincia, legati, secondo i giudici, al clan dei Casalesi di Michele Zagaria. L’operazione della Dda fiorentina era scattata nel 2018, denominata Ghost tender, e aveva portato anche al decreto di sequestro che era stato emesso in relazione al procedimento per cui erano finiti nei guai con la giustizia oltre a Giovanna Corvino anche Feliciano Piccolo, Alfredo De Rosa, Leonardo Piccolo, residenti tra Lucca e Montecarlo, e Sebastiano Donnarumma e Vincenzo Ferri, per i reati di associazione per delinquere per aver agevolato il clan dei Casalesi.

Le accuse alla base del procedimento penale e del relativo sequestro di beni andava dalla corruzione all’autoriciclaggio fino  alla frode in pubbliche forniture e falso commesso da pubblico ufficiale per una somma di 3.800.669,15 euro che, secondo la Dda, sarebbe il business dei delitti di associazione per delinquere e corruzione oltre che di frode in pubbliche forniture.

Secondo quanto ricostruito dai giudici, utilizzando società con sede in Toscana e Campania, molte delle quali “apri e chiudi” ed intestate a prestanome, attraverso turbative d’asta attuate con “accordi di cartello”, gli indagati si sarebbero aggiudicati oltre 50 commesse della Asl 3 di Napoli Sud, per lavori di somma urgenza e “cottimi fiduciari”, banditi per importi al di sotto di valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario imbastire formale gara di appalto. Nei giorni scorsi la Cassazione ha confermato tali sequestri sottolineando che “il Tribunale ha precisato che il valore di euro 3.800.669,15 fissato nel provvedimento genetico era stato calcolato sia in riferimento al reato di frode in pubbliche forniture, sia in riferimento a quello di corruzione, in ragione dell’intera somma corrisposta dall’ASL n. 3 Napoli Sud.

Quanto alla ricomprensione in tale importo delle somme corrisposte per lavori effettivamente eseguiti, il Tribunale ha ascritto a profitto del reato il complessivo importo degli appalti attribuiti in esecuzione del patto corruttivo. La tesi difensiva, secondo cui nel calcolo del profitto sono state ricomprese illegittimamente anche le somme che, pur trovando la loro genesi nell’illecito, sono il frutto di un’attività i cui risultati economici non potevano essere posti in collegamento diretto ed immediato con il reato, secondo l’insegnamento delle Sezioni Unite non può essere accolta. Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000 in favore della Cassa delle ammende”. Sempre nei giorni scorsi le fiamme gialle hanno dato esecuzione ad un decreto di confisca, emesso dal tribunale di Firenze, nei confronti di uno degli indagati, Leonardo Piccolo, residente in provincia di Lucca, al quale erano già stati sottoposti a sequestro beni immobiliari e mobiliari nonché compagini societarie per un valore di circa 750mila euro. Il procedimento giudiziario della Dda di Firenze prosegue.