Striscioni a Confindustria e Inps: “Proroga del blocco dei licenziamenti”



L’iniziativa del movimento lavoratori e disoccupati della provincia di Lucca
Striscioni alle sedi di Confindustria, Cgil e Inps: è la forma di protesta scelta dai lavoratori e disoccupati di Lucca e provincia che dicono no “ai licenziamenti di massa”.
“Confindustria e i padroni d’Italia e d’Europa – si legge in una nota del movimento – comandano e il governo dei loro amici esegue. Dal 30 giugno per molti di noi finirà il blocco dei licenziamenti e i nostri capi potranno darci il benservito, dopo un anno passato a lavorare e basta destreggiandosi tra bollette mai cancellate, paghe da fame, coprifuoco e una vita casa-lavoro-supermercato senza tempo libero. Questi imprenditori, che in Italia fanno il bello e il cattivo tempo, hanno la faccia tosta di piagnucolare in tv e sui giornali che senza lo sblocco dei licenziamenti non potranno far andare avanti le loro aziende. Ma non erano loro i creatori di posti di lavoro?”.
“Sì – proseguono -, i posti di lavoro dove si muore sotto le presse o dove si deve sgobbare un’estate per due spicci e guai a chiedere orario e salario al colloquio. Quei posti di lavoro dove ti spremono anche durante un lockdown e poi quando non gli servi più scalpitano per buttarti in mezzo alla strada appena possono. Ricevuto l’ordine, il governo di eurocrati, amici degli amici, politicanti e partiti alla corte di Draghi ha eseguito senza battere ciglio: licenziare subito. Tanto c’è la cassa integrazione, c’è l’aiuto di Stato alle aziende che non ci farà proprio morire di fame. Si, come no, abbiamo visto come Inps, governo e Tridico ci hanno fatto penare di rabbia in tutti questi mesi: Rem solo per pochi, Rdc destinato solo a chi dimostra Isee bassi da almeno 3 anni, cig arrivate 6 mesi dopo”.

“Già, la cassa integrazione – vanno avanti i lavoratori e disoccupati della provincia di Lucca -: un giorno dicono che sono finiti i soldi e bloccano le richieste, salvo poi riuscire a racimolare qualche spicciolo il giorno dopo, terrorizzati da cosa sarebbe potuto succedere se avessero davvero chiuso il rubinetto, per andare avanti ma chissà per quanti giorni. L’unico fatto concreto è che dal primo luglio 70.000 lavoratori saranno licenziati: 70.000 famiglie senza più un reddito, e questa potrebbe essere una stima al ribasso! Si potrebbe rimanere senza parole ma non è mai stato il nostro stile. Un anno fa abbiamo gridato sotto l’Inps Dove sono i nostri soldi?, oggi esigiamo ancora rispetto, soldi e lavoro di fronte agli infami licenziamenti che stanno per arrivare. E che dire dei sindacati confederali? Ci chiedono i soldi per la tessera e poi quando si tratta di difenderci dai padroni abbaiano ma non mordono. Fanno grandi proclami a mezzo stampa ma poi nel concreto stanno immobili di fronte a qualsiasi scempio mentre nel piccolo delle nostre aziende difendono il padrone facendo di tutto per farci stare zitti e buoni. Questi parassiti non hanno mosso un dito mentre i nostri diritti venivano smantellati anno dopo anno e non ci sorprende che non lo facciano nemmeno ora”.