Si intasca i soldi delle rette degli anziani nella Rsa, nuovo processo per un avvocato

La Cassazione accoglie il ricordo del pg: dovrà essere rideterminata la pena della condanna
Avvocato della lucchesia condannato per peculato ed omissione d’atti d’ufficio dovrà affrontare un nuovo processo d’Appello per la rideterminazione della pena. L’uomo era stato condannato dal tribunale lucchese nel 2017 a 5 anni e sei mesi di reclusione poi ridotti in Appello a 3 anni e 9 mesi. Ma la procura generale di Firenze ha proposto ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado ritenendola inferiore ai minimi di legge previsti per casi del genere e gli ermellini lo hanno accolto.
Secondo l’accusa per alcuni anni (dal 2006 al 2014) il legale 69enne e tutore di pazienti ospiti in una Rsa della Versilia avrebbe fatto sparire i soldi comunali destinati a pagare la retta e non avrebbe nemmeno consegnato la rendicontazione di quanto amministrato nonostante le sollecitazioni dello stesso giudice. Per gli ermellini la corte d’Appello di Firenze sarebbe incorsa in un evidente errore giuridico nel commisurare la pena base per il delitto di peculato, muovendo da una pena inferiore al minimo edittale di anni quattro di reclusione, trattandosi di condotte di peculato proseguite sino al 2014, per le condotte commesse tra il 2012 e il 2014 non poteva prescindersi dal minimo edittale di anni quattro di reclusione, risultante dalla modifica della normativa del 2012. “Pertanto, sussistendo la violazione di legge denunciata, la sentenza impugnata deve essere annullata limitatamente al trattamento sanzionatorio per la rideterminazione della pena nel senso indicato. Per i reati di peculato commessi fino al 16 maggio 2008 la sentenza deve, invece, essere annullata senza rinvio perché estinti per prescrizione con rinvio ad altra sezione della Corte di appello di Firenze per la rideterminazione della pena in ordine ai residui reati di peculato”. La parola passa nuovamente alla corte d’Appello di Firenze.