Continui errori alla cassa del supermercato, dipendente licenziata: i giudici le negano il reintegro

14 giugno 2021 | 14:42
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Continui errori alla cassa del supermercato, dipendente licenziata: i giudici le negano il reintegro

Anche la Corte d’appello ha respinto il suo ricorso, già bocciato dal tribunale lucchese lo scorso anno

Troppi errori nella gestione della cassa, dipendente di un noto supermercato di Lucca non viene reintegrata dopo il licenziamento. In particolare, nel corso dei soli dodici mesi precedenti al licenziamento, la lavoratrice era risultata destinataria di ben 8 provvedimenti disciplinari tutti scaturiti da errori di contabilizzazione dell’incasso.

La donna era stata assunta a tempo indeterminato nel 2015 ma nel 2019 era stata licenziata dall’azienda per l’elevato numero di errori commessi nell’ultimo anno lavorativo. Ora anche la corte d’appello  ha respinto il suo ricorso, già bocciato dal tribunale lucchese lo scorso anno, confermando il giusto licenziamento della società. Per i giudici la ricorrente, in precedenza, aveva tenuto comportamenti idonei a renderla destinataria di plurimi provvedimenti disciplinari conservativi tra cui, nei 4 mesi precedenti al licenziamento, tre provvedimenti di sospensione dallo svolgimento dell’attività lavorativa.

Tali provvedimenti avevano fatto seguito ad altri dieci provvedimenti disciplinari tra multe e richiami scritti. Inoltre, prima di questi dieci provvedimenti disciplinari vi erano state contestazioni sempre in relazione ad ammanchi di cassa o a differenze positive, che si erano risolte senza emissione di sanzioni scritte. Nonostante i plurimi richiami, la donna avrebbe mantenuto un atteggiamento di scarsa concentrazione nell’esecuzione della sua prestazione lavorativa di cassiera e, questo, nonostante gli inviti a una maggiore attenzione siano stati gradualmente rafforzati anche attraverso sanzioni più incisive e idonee a evidenziare alla lavoratrice la necessità di applicarsi con maggior impegno e diligenza, controllando il proprio operato.

Tuttavia, nulla sarebbe cambiato nel comportamento della lavoratrice che ha continuato, sempre secondo i giudici, a determinare differenze di cassa, più spesso in difetto, con disagi sia per la clientela (nelle ipotesi di differenze positive) che per l’azienda tenuta ad allineare le situazioni contabili, di cassa e di magazzino. “Le costanti disattenzioni – hanno detto i giudici d’appello – rendono la specifica mancanza commessa dalla ricorrente (e oggetto della contestazione disciplinare da cui è scaturito il provvedimento) obiettivamente e soggettivamente idonea a ledere in modo irreparabile la fiducia del datore di lavoro soccorrendo all’uopo anche il comune sentire, per cui non appare possibile mantenere in una posizione di cassiere un soggetto che così frequentemente incorra in errori in ordine a incassi e resti”.