Commozione e tanta musica alla commemorazione di Lari Da Costa

Il cantastorie Gildo Dei Fantardi ha canta le canzoni composte insieme al fabbro di origine garfagnina
È stato il simbolo di un paese, di un pensiero, di una generazione. Quella che voleva cambiare il mondo con il potere delle parole. Parole di denuncia per le ‘Guerre per forza’ e le stragi irrisolte, per i ‘fatti e misfatti’ del ‘900. Marinaio, esperto artigiano, apicoltore, “Anarchico individualista ma sempre pronto ad aiutare il prossimo” e paroliere di talento e sensibilità. Ma soprattutto, un “uomo dal viso buono, che sognava un mondo ideale senza padroni, fatto di individui responsabili ognuno del proprio ruolo”. Lari Da Costa, nativo di Sillicagnana, se ne è andato all’età di 83 annisabato (12 giugno) nella sua casa a Santa Maria Del Giudice. Una comunità che ieri (15 giugno) lo ha salutato al cimitero del paese con affetto e commozione, accompagnandolo nel suo ultimo viaggio. Fra bandiere rosse con l’immagine del Che, le canzoni di Gildo Dei Fantardi di cui Lari fu paroliere, le chitarre di Franco Cozzoli e Luciano Belli e le parole della sorella Grazia, lette da Anna Toffanin. Insieme ai tantissimi presenti, parenti, amici, conoscenti, che ne hanno omaggiato la vita.

“Una vita estrosa, quella di Lari. Uomo eclettico dal multiforme ingegno e dalle tante passioni – legge Anna Toffanin davanti al feretro – Fabbro rinomato, creava vere e proprie opere d’arte in ferro battuto. Ma anche antiquario, raffinato restauratore. E lettore insaziabile di libri di ogni tipo. Ancora, il suo amore per gli animali, la maestria nel capirli, allevarli per il puro gusto di vederli crescere: guai ad ammazzarli. Forse anche per questo si è dedicato alcuni anni all’apicoltura, diventandone un grande esperto. E a tutti spiegava: contrariamente a quanto si crede, la struttura sociale delle api non è di tipo monarchico, con l’ape regina alla testa di un esercito di sudditi. L’alveare è organizzato in maniera perfetta, ognuno ha un compito e lo stesso peso, compresa la regina che vive solo in funzione del suo ruolo particolare. Una sorta di mondo ideale, nel quale lui sarebbe stato felice di vivere”.

“Ma Lari – continua Anna – aveva tante altre passioni: viveva per la musica, e ha scritto molti testi per canzoni”. Testi politici, critici e ironici sui ‘fatti e misfatti’ della sua epoca. Messi in musica dal cantastorie Luciano Filippi, in arte Gildo Dei Fantardi, di cui era paroliere.
“Questa giornata mi dà la possibilità di tornare indietro nel tempo – dice Gildo, chitarra in mano e voce spezzata. Compagni di vita e di pensiero, il cantastorie ripercorre i momenti trascorsi insieme – Io e Lari abbiamo avuto un percorso parallelo, intenso e univoco. Ricordo ancora quando si cantava la canzone su Giuseppe Pinelli, io ero sul palco e lui mi accompagnava come autore del testo. Ma in fondo alle scale c’era la digos a chiedermi di chi era la canzone. C’era il rischio di arresto, per chi diceva cose inaccettabili all’epoca. Oggi invece si può dire tutto. Nel frattempo – spiega – anche altri cantautori e cantori politici avevano fatto canzoni su Pinelli. Ma la nostra era diversa, soprattutto per la conclusione finale ancora declamata in internet, e menzionata nel libro in cui è stata inserita la canzone, Il Canto anarchico in Italia dall’800 al 900, edito da Zero in condotta. La frase – continua Dei Fantardi – dice ‘La storia non è finita, il tempo scorre pian piano. Ma noi vogliamo sapere chi uccise un giorno a Milano’. Lari aveva capito che qualcosa nel tempo non sarebbe mai, mai stato scoperto su Piazza Fontana. E questa è la verità: effettivamente non sapremo mai cosa successe il giorno della strage”.
“Altri testi, però – aggiunge la sorella Grazia Da Costa, per voce di Anna – erano profondamentepoetici. Specie quelli in cui raccontava le sue esperienze di vita. Perché Lari era anche poeta, allievo di Michele Pennacchi detto il Tonio della Nena e ha composto in vernacolo garfagnino per la sua Sillicagnana”. La città dove è nato e che ha portato sempre nel cuore. Anche dopo il trasferimento a Santa Maria Del Giudice, dove incontra la sua compagna di vita Violetta ed entra subito a far parte della comunità: “La vita sociale di paese al tempo si svolgeva prevalentemente al bar, dove con l’amico Piero andava a vedere il palio dei cavalli. Insieme formarono un comitato, decidendo il nome delle contrade, i loro gonfaloni e i loro colori. Il palio dei cavalli di Santa Maria Del Giudice ebbe un gran successo, tanto che si disputò dal 1978 fino al 1993. Con Lari che fungeva da fantasioso speaker e intratteneva il pubblico con la sua proverbiale ironia”.
La stessa che traspariva nella sua opera di paroliere. Sceglieva parole di grande effetto, sensibilità e sincerità sul mondo e sulla vita. Come ‘Si nasce e si muore eterna parabola si mangia per vivere per fare l’amore, il viver felici è solo una favola’. E parlava anche di sé stesso: ‘No, non ripensateci, avete indovinato: io sono proprio come mi avete giudicato’ dice in Storia di Lari. Musicata da Gildo, la canzone viene inserita nella bara in forma di spartito. “Il testo di questa canzone sarà per sempre con lui” dice Gildo.
Un momento di grande commozione, insieme a tanti altri. Franco Cozzoli di San Macario e il lucchese Luciano Belli, amici di gioventù che cantano una delle loro prime canzoni composte, Incontro al bar, scritta da Lari. Gildo in La storia della vita, alcuni frammenti di La Guerra degli altri, Nessuno ha più coraggio. E poi il gran finale, l’improvvisazione estemporanea del cantastorie in onore dell’amico:
“Siamo venuti qui – intona Gildo con la chitarra – a omaggiare il caro Lari che ci ha lasciato. Tante sue canzoni ho potuto cantare, e devo dire che bello è stato quello che lui ha portato alla popolazione. Dico che Lari è stato sempre presente. E allora colgo anche l’occasione per dirlo a tutte le persone presenti. E lo ricordo, ora è fra gli eletti, e spero che lassù nel firmamento non siano troppo stretti” conclude fra gli applausi.