Divulga un racconto pedopornografico sui social, condannato per apologia di reato

Si è conclusa la vicenda processuale di un uomo accusato anche di istigazione a delinquere: nel testo minuzione descrizioni di rapporto fra un adulto e una minore
Apologia di reato e istigazione a delinquere, condannato in via definitiva a un anno di reclusione, senza sospensione condizionale, e 2400 euro di multa più spese processuali, un uomo che anni fa aveva pubblicato un racconto a sfondo pedopornografico su un account social, utilizzato con un nickname, da un punto di accesso in Lucchesia e in altre zone di altre province.
L’uomo, rintracciato da investigatori e inquirenti fiorentini, secondo i giudici pur avendo premesso l’avvertenza testuale “l’autore non condona in alcun modo le molestie su minori e crede fermamente che esse vadano punite dalla legge nella maniera più severa“, ciò nonostante pubblicamente istigava, secondo i giudici, a commettere atti di abuso sessuale in danno di minori, dando luogo nel corpo del racconto a minuziose descrizione di rapporti sessuali incestuosi tra un adulto, padre, e una minore di 9 anni, figlia, “accuratamente accompagnata da un suggestivo resoconto emozionale espressivo di piacere, eccitazione eccetera”.
Un medico aveva avuto in cura l’imputato alcuni anni fa per circa un biennio per la sua dipendenza da cybersesso; la stessa sentenza di appello riferisce delle dichiarazioni del ricorrente in merito al fatto di aver subito nell’infanzia traumi di natura sessuale, tanto da far ritenere il racconto pubblicato una sorta di immedesimazione catartica, secondo la difesa. Ma per gli ermellini che hanno emesso sentenza definitiva alcuni giorni fa: “Il ricorso risulta infondato e deve respingersi con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. La Corte di appello, con accertamenti di fatto insindacabili in sede di legittimità, e con motivazione adeguata ed immune da contraddizioni e da manifeste illogicità, ha ritenuto la responsabilità dell’imputato per il reato contestatogli”.
Per la Cassazione, quindi, sussiste il concreto pericolo “non seriamente contestabile di emulazione e riproduzione di quanto rappresentato. A riprova della concretezza del pericolo (con giudizio ex ante e, comunque, scollegato dalla effettiva commissione dei reati da parte dei lettori) la sentenza richiama, puntualmente riportandone i contenuti, i commenti alla storia, in sé significativi della forza e dell’efficacia concreta e non solo teorica dello scritto”. Caso chiuso.