Da tutore sottrae 24mila euro alla madre: scattata la confisca

25 giugno 2021 | 13:44
Share0
Da tutore sottrae 24mila euro alla madre: scattata la confisca

Condanna a un anno e dieci mesi per peculato

Nominato dal tribunale di Lucca tutore della madre anziana e malata si appropria di circa 24mila euro e ora è stato condannato per peculato a 1 anno e 10 mesi di reclusione e alla confisca dei beni fino all’importo dovuto.

Così ha deciso la suprema corte di Cassazione nei confronti di un 60enne lucchese. La confisca dei beni secondo i giudici si è resa necessaria perché nel frattempo la donna è deceduta e il figlio avrebbe potuto ereditare la cifra che invece finirà allo Stato se non ci sono altri eredi. L’uomo aveva restituito, sempre secondo i giudici, solo 2mila euro alla madre che gli sono stati scomputati dalla sentenza definitiva degli ermellini. Il Tribunale cittadino a seguito di alcune anomalie aveva revocato la nomina di tutore della madre indicando un nuovo amministratore di sostegno che si è subito accorto di quello che stava accadendo relazionando i giudici che avevano successivamente incriminato l’imputato per peculato e dopo indagini lo avevano condannato a seguito di patteggiamento.

Scrivono gli ermellini: “Tuttavia, come già detto, nel caso in esame non vi è stata la restituzione integrale del profitto del reato, resa di fatto impossibile dal decesso della persona offesa, sicché del tutto legittimamente il giudice ha disposto con la sentenza la confisca del profitto del reato, trattandosi di misura obbligatoria in questi casi che, oltretutto nel caso di omessa restituzione antecedente al patteggiamento, non produce alcuna duplicazione sanzionatoria né un’ablazione in misura superiore al vantaggio economico conseguito dall’imputato. In applicazione di tale principio deve ridursi l’importo della confisca, risultando anche dal capo di imputazione, l’avvenuta restituzione di 2 mila euro; conseguentemente, l’importo da confiscare va rideterminato nella misura complessiva di 21.400 euro”. La Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla quantificazione della confisca disposta, che ha ridetermina nel valore complessivo di 21.400 euro. Il caso giudiziario è dunque concluso.