Interdetta perché incapace di intendere e di volere ha contratto l’Hiv e dato alla luce due figli

11 luglio 2021 | 18:06
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Interdetta perché incapace di intendere e di volere ha contratto l’Hiv e dato alla luce due figli

Al di là della controversa vicenda legata alla rappresentanza della donna si indaga per gravi ipotesi di reato quali la circonvenzione di incapace e la diffusione volontaria di epidemia

Una gran brutta storia personale e umana termina con l’interdizione da parte del tribunale di Pisa, competente per via della residenza, richiesta e ottenuta dalla procira nei confronti di una donna affetta da gravi patologie psichiatriche nonostante i ripetuti tentativi di cura e accudimento da parte delle strutture sanitarie e di accoglienza di Lucca e provincia, dove la donna vive di fatto da anni.

Sono in corso delicate e complesse indagini per risalire a chi ha avuto rapporti sessuali con la donna da cui sono nati due figli, e a seguito dei quali ha anche contratto l’Hiv, per gravi ipotesi di reato quali la circonvenzione di incapace e la diffusione volontaria di epidemia che prevede condanne fino all’ergastolo (articolo 438 del codice penale che deriva da un decreto regio che prima della sua abolizione, nel 1944, prevedeva la pena di morte). Rintracciare chi l’ha infettata non ha solo eventuali rilievi penali ma anche relativi alla salute pubblica per stabilire se sa di essere malato, con chi altri ha avuto rapporti eccetera.

La pronuncia di interdizione priva il soggetto interdetto della capacità di agire nel suo interesse. Questi viene affidato alle cure di un tutore scelto dal giudice in base ad una valutazione in merito all’idoneità della persona a ricoprire l’incarico. Al tutore viene affidato il ruolo di rappresentare legalmente l’interdetto e di amministrarne il suo patrimonio. Gli effetti dell’interdizione decorrono dal momento della pubblicazione della sentenza dei giorni scorsi.

Tutto inizia alcuni anni fa. Per episodi di agitazione psicomotoria, problematiche relazionali e comportamentali che nel tempo si sono acuite al punto da rendere necessario l’allontanamento da casa verso una comunità in provincia di Lucca dal 2006 al 2011. Al rientro a casa però si sono ripresentate problematiche nei rapporti interfamiliari con tensioni e recidive dello stato di agitazione “fino ad un gesto di discontrollo della paziente con tentativo di defenestrazione e necessità di un ricovero presso in regime di tso”.

Durante la degenza è stata riscontrata una gravidanza alla 20esima settimana. Dopo la dimissione la paziente è stata accolta in una casa famiglia della provincia fino al parto nel gennaio del 2014; il figlio è stato subito affidato a un centro della provincia e poi reso adottabile.

“Da allora la paziente ha effettuato un controllo al centro di igiene mentale il 27 maggio 2014, sottraendosi alle visite successive. In luglio 2019 la paziente è stata ricontattata dal servizio, dopo la notizia pervenuta attraverso la educatrice di riferimento, di una nuova gravidanza. È stata assistita per gli accertamenti e le cure del caso che hanno rilevato sieropositività Hiv e accudita verso il parto sempre dal personale del Centro di igiene mentale. Anche il secondo bimbo, appena dopo la nascita, è stato reso adottabile.

A seguito di tutta questa serie di eventi il tribunale ha sentenziato che “da tutto si ciò si ricava che la resistente è in condizioni di assoluta incapacità di intendere e volere, tanto che non è in grado di attendere ai suoi interessi e deve essere interdetta, a sua tutela. Pertanto va dichiarata interdetta”.

Le è stato affidato un tutore provvisorio in attesa delle azioni definitive a sua tutela e sarà seguita da un’equipe medica sempre su indicazione del giudici. Un passato tragico e turbolento che al momento sembra senza via d’uscita ma la speranza non può e non deve mai morire.