Bar e ristoranti, al via l’applicazione del green pass. E c’è chi toglie i tavoli all’interno dei locali per non rischiare






Primo giorno per il provvedimento: c’è chi applica un cartello per avvertire la clientela, chi si lamenta per una misura ingiusta e chi, un po’ rassegnato, si adatta
Prende il via da oggi (6 agosto) l’applicazione del decreto legge che introduce misure urgenti per il contenimento della pandemia, che consistono nella richiesta di esibizione del green pass per andare a pranzo o a cena nei ristoranti o nei bar al chiuso. Una misura che in queste ultime settimane ha fatto nascere numerose polemiche, sfociate anche in manifestazioni contrarie all’applicazione delle misure, che si sono mosse al grido di “libertà”.
Non soltanto i clienti sono colpiti da questo ultimo decreto legge, ma soprattutto gli operatori del settore ristorativo, che si trovano in grosse difficoltà ad applicare la normativa e lamentano mancanza di chiarezza. Con l’arrivo del Green pass day, i titolari di bar e ristoranti lucchesi stanno correndo ai ripari e ognuno cerca di applicare le regole tenendo conto anche delle possibilità del proprio locale. C’è chi ha scelto di eliminare i tavoli interni per il quieto vivere e chi ha applicato di fronte all’ingresso un cartello che indica ai clienti che per sedersi nei tavoli interni, verrà richiesto il possesso del green pass.
“Ho deciso di togliere i tavoli interni – dice Rosario La Rocca, titolare del bar Puccini in via Fillungo –, è la soluzione più semplice per il mio locale, dato che all’interno ho un numero limitato di tavoli e si utilizzano di più quelli in esterno, anche nei mesi invernali. È un modo per non impedire a nessun cliente l’accesso e evita che si generino polemiche inutili tra chi ha il green pass e chi non ha intenzione di averlo”.
Purtroppo non per tutti eliminare i tavoli interni è la soluzione giusta, non sono molti i locali che hanno spazi esterni dedicati e i posti di solito sono limitati. Senza contare poi, la preoccupazione per l’arrivo dei mesi più freddi, quando i clienti preferiscono un posto più caldo all’interno. “La richiesta del green pass è un grave problema per bar e ristoranti – spiega Filippo Pardini titolare del caffè Pult in via Fillungo –, per adesso abbiamo deciso di togliere i posti interni, ma a settembre e nei mesi successivi il problema si riproporrà di conseguenza non è una soluzione a lungo termine, ma solo momentanea, finché dura la bella stagione”.
Estrema difficoltà e preoccupazione anche nell’applicazione della misura, molti gli interrogativi da parte dei gestori che cercano un aiuto dalle associazioni di categoria, come Mario Lazzareschi di Caffè ristretto in via san Giorgio: “Sono appena tornato da Confcommercio per aggiornarmi sulle regole da seguire con l’introduzione della legge sul green pass. Devo dire che il problema è reale e manca la capacità di applicare nella pratica queste misure. La burocrazia ci lega le mani e non c’è chiarezza, secondo me è dovuto al fatto che chi ha il dovere di tradurre nella pratica questi regolamenti, non ha mai lavorato in un bar o un ristorante, di conseguenza non ha un riscontro con la realtà e i problemi del settore”.
C’è anche chi si dichiara contrario al green pass e rimane perplesso dall’introduzione di una misura, a suo parere, ingiusta e prende una posizione chiara. “Trovo che la richiesta di green pass per accedere all’interno dei locali sia una misura ingiusta, inapplicabile, anticostituzionale e anche discriminatoria – dichiara Filippo Giambastiani proprietario del bar Tessieri in via Santa Croce – Discriminatoria perché non tutti i locali, come il mio, possono disporre di tavoli all’aperto per ovviare al problema e risultano penalizzati, sono una persona che si mette anche nei panni dei colleghi che non hanno la mia stessa fortuna. È tutto paradossale, manca chiarezza e le scelte fatte sono incomprensibili, si autorizzano i festeggiamenti per la vittoria degli europei e adesso si limitano gli ingressi nei locali. Nasco libero e sono per il vivere libero”.
I problemi sono ancora maggiori per i ristoratori, tavoli esterni limitati e impossibilità per i clienti stranieri di presentare il Green pass. Già alcuni di loro sono stati costretti a rinunciare a delle prenotazioni.
“Io tengo ad essere ligio alle regole, perché per quanto possano essere scomode, vanno rispettate e l’ho sempre fatto, fin dall’inizio dell’emergenza – precisa Claudio Togni dell’osteria La bottega di Anna e Leo in via san Frediano – Sulla richiesta di green pass ognuno ha le sue idee, io personalmente non lo ritengo giusto perché crea disparità di trattamento, ad esempio perché chiederlo a bar e ristoranti e non farlo per chi assiste alla messa? Sembra l’ennesimo punizione per il settore ristorativo. L’applicazione del decreto poi è molto difficoltosa, io devo stare all’ingresso per controllare almeno fino a che il locale non è pieno, occorre del personale che sia dedicato alla mansione.Gli stranieri poi, non hanno il Green pass, oggi se ne sono presentati due che volevano un tavolo per la cena, purtroppo avevo tutti i tavoli in esterno occupati e non ho potuto prendere la prenotazione perché all’interno non potevano stare”.
“Ci adatteremo anche a queste misure – dice un po’ rassegnato all’ennesima restrizione Stefano De Ranieri titolare dell’osteria Verciani Il mecenatein via del Fosso (locale peraltro erroneamente inserito in una mappa dell’associazione IoApro fra quelli che non avrebbero chiesto il green pass) – Oggi noi ristoratori possiamo solo accettare e seguire le indicazioni, ma se poi si guarda attentamente, ci si accorge che molte limitazioni non hanno poi un senso e una logica dietro. Inoltre ci mette in difficoltà, perché tocca a noi verificare se il cliente ha il green pass e se è veramente suo, ma noi abbiamo la possibilità di farlo e siamo autorizzati a chiederlo?”