Sospetta pericardite acuta per una paziente del pronto soccorso, l’Asl: “Dimessa da Pisa con la stessa nostra diagnosi”

L’azienda sanitaria replica alla donna: “Nessun medico del San Luca ha mai attribuito il problema segnalato dalla signora all’ansia”
L’Azienda Usl Toscana nord ovest replica al racconto di una donna che, nei giorni scossi, aveva raccontato di essersi presentata al San Luca con dolore toracico e respiro affannoso, capogiri e febbre, a suo dire a seguito della seconda dose del vaccino Pfizer ed essere stata dimessa dal pronto soccorso di Lucca, per ricevere poi la diagnosi di sospetta pericardite acuta a Pisa.
“Nessun medico del pronto soccorso ha mai attribuito il problema segnalato dalla signora all’ansia – scrive l’Asl – Anzi, nel corso dei due accessi nella struttura del San Luca (uno nella notte tra il 20 e il 21 agosto e uno nella notte del 22 e 23 agosto) i numerosi esami eseguiti (enzimi cardiaci, rx torace, angiotac polmonare, Ecg, ecocardiogramma), alcuni dei quali ripetuti a distanza di alcune ore proprio per vedere eventuali variazioni, erano finalizzati proprio a verificare il sospetto di pericardite – evidenziato anche nel verbale di pronto soccorso – e quindi a escludere la presenza di patologie cardiopolmonari – chiarisce l’Asl – Allo stesso scopo, nel corso di entrambi gli accessi sono state richieste ed effettuate consulenze specialistiche e sono stati somministrati specifici farmaci. Il sospetto diagnostico con cui la signora è stata poi dimessa da altro ospedale (dove alcuni accertamenti non sarebbero stati eseguiti proprio perché già svolti con esito negativo a Lucca), alla quale la donna si è poi rivolta dopo la dimissione volontaria dal San Luca, è quindi lo stesso evidenziato anche dai medici di Lucca, a voce e nel verbale di pronto soccorso”.
“Per quanto riguarda nello specifico il secondo accesso, quello della notte tra il 22 e il 23 agosto, alcuni esami non sono stati ripetuti a Lucca perché l’utente ha preferito firmare il rifiuto a completare gli accertamenti richiesti per recarsi appunto in un’altra struttura ospedaliera – prosegue l’azienda sanitaria – Il personale segnala, inoltre, l’atteggiamento aggressivo e il comportamento non adeguato della donna, che ha interrotto ripetutamente il lavoro degli operatori, anche impegnati in casi urgenti, e – contro il parere dei sanitari – ha autonomamente fatto entrare in pronto soccorso il proprio compagno, nonostante ciò fosse espressamente vietato, in ottemperanza alle norme anti-covid”.